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Che cosa si cela dietro la cacciata di Boffo da Tv2000

E’ rimasto “sbigottito”, quando ieri mattina l’editore formale di Tv2000, Società Rete Blu, l’ha convocato per scambiare quattro chiacchiere. Mai, Dino Boffo, si sarebbe aspettato di essere fatto fuori così. Proprio ora che gli ascolti della tv dei vescovi italiani vanno alla grande, complice la popolarità di Francesco e il seguito che hanno le sue messe, i suoi incontri extraliturgici, le sue visite fuori Roma. Eppure, è quanto accaduto.

NULLA DI CONSENSUALE

A sessantuno anni d’età viene cacciato per far posto (seppur provvisoriamente)  a un monsignore che di primavere sulle spalle ne ha novantatré. Non proprio un inno al giovanilismo, verrebbe da dire. Nella separazione tra Boffo e Tv2000 non c’è nulla di consensuale: “Si è trattato di una decisione comunicata a Boffo, che da oggi non è più direttore”, si limitava a spiegare il presidente del Cda di Rete Blu, Giovanni Traverso. E l’ormai ex direttore, “in mancanza di una spiegazione plausibile del suo licenziamento, si è rifiutato di sottoscrivere il comunicato ufficiale” messo sul tavolo per la controfirma, come scrive Repubblica.

UN’OPERAZIONE CLERICALE

Boffo tace, si trincera dietro il “no ho nulla da dire” di rito. Ma sotto sotto qualcosa si lascia scappare: “E’ un’operazione clericale, Tv2000 dava fastidio ai preti”. Zero nomi, ma non è forse solo una coincidenza che il cambio sia stato deciso dopo la nomina di Nunzio Galantino a segretario a interim della Cei. E proprio quest’ultimo, ascoltatissimo da Francesco (assai più del suo capo Bagnasco), sia stato ricevuto a Santa Marta anche il 13 febbraio scorso. Trentasei ore prima della defenestrazione di Boffo.

LA CONCORRENZA

Dietro l’avvicendamento “fisiologico” – così l’editore –, c’è anche una concorrenza tra tv cattoliche che vivono una specie di boom dopo l’avvento del Papa argentino. In particolare, si nota una certa concorrenza (a tratti mal digerita) tra Tv2000 e il Ctv del “prorompente” (come scrive Repubblica) mons. Dario Edoardo Viganò. Eppure, pur provenendo da un mondo diverso (Boffo fu nominato direttore di Avvenire da Camillo Ruini nel 1994), l’ormai ex direttore della tv della Cei s’era rapidamente sintonizzato sulle nuove frequenze. Dirette fiume con commenti ad hoc in cui commentava “lo stile finalmente sobrio” del Papa, criticava quei “monsignori bardati come non mai” colpevoli di usare il vestiario prescritto. Forse, un eccesso di zelo non a tutti gradito.

LA STAMPA E I SIMBOLI

A leggere qualche commento, si rischia un’emicrania. Boffo silurato diventa oggi il simbolo della rinascita e della purificazione della chiesa dopo le beghe e lotte intestine tra Bertone e Cei durate per anni. Boffo come il simbolo di un mondo fallito e decaduto da cacciare. Ora che c’è Francesco, tutto diventa facile e possibile. Ma è per caso lo stesso Boffo che tre anni e mezzo fa era diventato l’eroe della libera stampa per l’attacco del Giornale di Vittorio Feltri? E’ lo stesso Boffo vittima di un sistema (anzi, di un metodo) che puniva chi non s’allineava e che lottava nonostante le forze avverse per la libertà d’opinione e di pensiero? Pare proprio di sì. Curioso.

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