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Ma Spinaceto non è il Fortino dello spaccio

Ha scritto Gustavo Zagrebelsky che le parole devono rispettare il concetto, non lo devono corrompere, altrimenti il dialogo diventa un inganno. Leggere, così come è accaduto alcuni giorni fa, del quartiere romano di Spinaceto come un “fortino dello spaccio” fa male. Anche e soprattutto per le migliaia di cittadini onesti che vi sono nati e cresciuti. E che oggi restano di sasso quando sono tirati in ballo da ricostruzioni e fatti di cronaca poco edificanti. Un fotografo che per lavoro è spesso nella Palestra Popolare autogestita Fight Back, nel quartiere periferico di Spinaceto dove è nato e cresciuto mi scrive perché quel luogo tirato in ballo da un quotidiano, tutto è fuorché un luogo di spaccio e di reati, ma invece un pezzo di città che proprio perché offre una sana alternativa sportiva è immune da contaminazioni e perversioni.

La stessa Palestra si trova all’interno del Fortino, definito dello spaccio. Ecco cosa mi ha scritto quel fotografo: “La giornalista ha descritto fatti e persone da me conosciute dall’infanzia in modo irreale e offensivo; la cosa che mi ha infastidito particolarmente è il generalizzare e condannare una situazione gestita da ragazzi e ragazze molto dedicati e preparati che nulla hanno a che vedere con quei gruppi che in ogni quartiere fanno uso di sostanze. In pratica è come se un giovane si fa uno spinello davanti alla parrocchia, e il quotidiano locale descrive il parroco come il fornitore abituale senza fondamento, solo per deduzione”.

L’informazione italiana, proprio perché delicata e responsabile, deve maturare: una volta per tutte. Per evitare strafalcioni, per scacciare gli incubi del “tutti ladri, tutti onesti” che nel passato hanno rovinato carriere e macchiato anime e volti. Il maestro Indro Montanelli, in un pregevole volume scritto a quattro mani con Mario Cervi, intitolato “L’Italia degli anni di fango”, osservava come le pagine vergate fossero frutto di tutto ciò che i due giornalisti avevano potuto appurare. Una sorta di patto di acciaio siglato tra la penna e il lettore per sancire che al di là dei fatti conosciuti non sarebbero andati. Certificato di un’autenticità oggi merce rara.

twitter@FDepalo

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