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Tremonti e Sadun svelano i tentativi di Merkel di commissariare l’Italia

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito oggi sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

Protagonista e testimone di quei giorni convulsi, finora aveva sempre svicolato. Ma ieri ha vuotato il sacco, confermando quelle che per lungo tempo erano state invece considerate dietrologie.

LE PAROLE DI TREMONTI

Intervenendo al dibattito organizzato a Roma dal gruppo Prelios sul tema C’è un futuro in Italia per i nostri nipoti?, l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha denunciato che la lettera inviata il 5 agosto 2011 al governo italiano dall’allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e controfirmata dal suo successore designato, Mario Draghi, era un vero e proprio “pizzino”, parte delle “gravi pressioni” esercitate sull’Italia culminate poi al G20 di Cannes del novembre dello stesso anno, quando il presidente francese Nicolas Sarkozy, la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, e l’immancabile cancelliera tedesca, Angela Merkel, cercarono di commissariare l’Italia.

LA CAPITOLAZIONE DEL GOVERNO BERLUSCONI

L’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e lo stesso Tremonti respinsero alla meno peggio l’attacco. Ma pochi giorni dopo Berlusconi diede le dimissioni, mentre lo spread dell’Italia era salito a 575 punti base. Il suo posto venne preso dal supertecnico Mario Monti, fresco di nomina a senatore a vita.

LA SITUAZIONE ITALIANA POCO PREOCCUPANTE

Tremonti ieri ha ricordato che nel maggio 2011 la situazione economica italiana non destava preoccupazione: lo aveva certificato anche la relazione di Bankitalia, accolta con apprezzamento dalla Commissione Ue. «Non è mai successo» ha spiegato l’ex ministro, «che un grande Stato entri in crisi di colpo. La rottura è avvenuta dopo il pizzino inviato da Trichet a Berlusconi in agosto: di fatto era un vero e proprio ricatto».

LA LETTERA-PIZZINO

Lettera in cui si chiedeva, tra l’altro, di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 «principalmente attraverso tagli di spesa», di «intervenire ulteriormente sul sistema pensionistico», di ridurre in maniera «significativa» i costi del pubblico impiego, «se necessario riducendo gli stipendi» e di introdurre «una clausola di riduzione automatica del deficit». Praticamente quello che la Troika stava imponendo alla Grecia.

IL MODELLO TROIKA INVOCATO DA MERKOZY

Visto che Berlusconi temporeggiava nell’applicazione del programma, Merkel, Sarkozy e Lagarde al G20 di Cannes decisero di passare dal commissariamento mascherato dell’Italia a quello conclamato. Arrigo Sadun, all’epoca direttore esecutivo del Fmi, ha confermato le pressioni della Lagarde al G20 di Cannes perché l’Italia accettasse un programma di sostegno. Un tentativo di commissariamento, ha spiegato nel corso del convegno organizzato da Prelios, senza neanche dare all’Italia i soldi che effettivamente sarebbero serviti, dal momento che i 47 miliardi di dollari disponibili erano assolutamente insufficienti.

LA CONFERMA DI ZAPATERO

Tremonti ha aggiunto di aver letto la ricostruzione più corretta di quegli eventi nel libro di José Luis Rodriguez Zapatero. In El Dilema, l’allora premier spagnolo ha ricordato che l’11 novembre 2011 la Merkel a Cannes «mi chiese se fossi disponibile a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi, mentre altri 85 miliardi sarebbero andati all’Italia». Zapatero disse di no alla Merkel e nel libro ha riportato la risposta di Tremonti: «Posso pensare a modi migliori per commettere suicidio». L’ex premier spagnolo ha anche ricordato che a Cannes già si faceva il nome di Mario Monti come nuovo presidente del Consiglio. Questo per il passato. Per quanto riguarda il futuro immediato, vale la pena ricordare le ultime dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: «In una situazione d’emergenza, per uno Stato nazionale che rischi il fallimento, una tassa patrimoniale può essere il male minore, e prima di chiedere aiuto ad altri Paesi e alla Bce il contributo una tantum dei contribuenti non dovrebbe essere escluso».

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