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Ecco come rottamare, e riformare, il fisco. I consigli di Enrico Zanetti a Renzi e Padoan

Lei è un esperto di fisco, quali provvedimenti si dovrebbero assumere per dare maggiori garanzie al contribuente?

Prima di tutto approvare i decreti delegati della riforma già approvata. Non che questa sia rivoluzionaria, ma costituisce una buona manutenzione straordinaria. Per quanto riguarda la politica fiscale direi priorità alla riduzione dell’IRAP che è particolarmente odiosa poiché slegata dagli utili dell’impresa e quindi da pagare sempre nello stesso importo anche quando l’impresa non guadagna o è in perdita. Poi aggiungerei semplificazioni nella normativa, cambiare i vertici amministrativi del Ministero dell’Economia e Finanze che si sono dimostrati poco solerti rispetto alla semplificazione e all’attuazione della convenzione, proprio tra MEF e Agenzia dell’Entrate, che cambia il sistema degli incentivi ai dirigente dell’Agenzia dell’Entrate calcolandoli in base all’evasione che trovano e non a quella che cercano, e magari non trovano. Poche cose, ma capaci di mettere fine all’oppressione e l’ingiustizia fiscale.

Arriva il nuovo governo Renzi, qualche consiglio alla nuova squadra e al nuovo Premier?

Servono coraggio e competenza. Il coraggio per puntare i piedi, liberare il Paese dall’oppressione burocratica e sostituire gli alti mandarini delle amministrazioni pubbliche. Competenza perché per scardinare il sistema servono persone decise e preparate rispetto ai temi che affrontano. Letta spesso è stato fin troppo equilibrato, troppo attento a non scontentare nessuno, Renzi in questo senso potrebbe sfruttare la propria leadership per decidere con più convinzione e scompaginare maggiormente le incrostazioni d’interessi che bloccano il Paese.

Siamo prossimi alle elezioni europee, cosa farà Scelta Civica?

Andremo da soli, ma saremo aperti a candidature esterne provenienti dai mondi associativi. Nella decisione assunta dalla Direzione Nazionale sono stato l’unico astenuto, bisognava trovare un sistema competitivo per scegliere i candidati che sapesse rivitalizzare il movimento. Tuttavia, la quasi totalità ha preferito far rimanere tutto com’è senza aprire una fase di confronto per la leadership e concorrenziale per far entrare nelle liste quegli uomini che ruotano intorno alle associazioni liberali.

Voleva un congresso?

Un congresso sarebbe stato impossibile per questioni tempistiche ed organizzative. Si poteva avviare però una fase precongressuale dove avviare un confronto sulle idee ed aprire la competizione per la scelta partecipata di nuove leadership.

E lei? Sarebbe disponibile a giocare la partita della leadership?

Io sono disponibile ad aiutare Scelta Civica, soprattutto nel radicarla in una constituency che rappresenti il mondo produttivo, i professionisti e quei dipendenti pubblici che vogliono riformare profondamente il Paese. Oggi siamo troppo chiusi, rischiamo di ridurci ad un club parlamentare non contendibile. Lavorerò, girando l’Italia come in questi mesi, per aprire il movimento e formare un programma che sappia dar voce e coinvolgere chi crede nelle nostre proposte.

Se passa l’Italicum si va verso un tripolarismo indotto dalla legge elettorale. Secondo un principio di realtà, dove si collocherà Scelta Civica?

Presto per dirlo con esattezza. Non sappiamo nemmeno quanto andrà avanti il Governo. In ogni caso, ci collocheremo con chi si dimostrerà più aperto e credibile nel rappresentare il nostro programma. Non siamo ideologici, la diatriba centrodestra-centrosinistra non ci appassiona, siamo semplicemente riformatori. Quindi, lavoreremo con chi meglio rappresenterà un’Italia libera, produttiva e competitiva.

Sul sito la Cosa Blu l‘intervista completa

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