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Il travaglio Popolare alle Europee. Parla Mario Giro

Avanti tutta con la lista comune dei Popolari come prospettato nel Congresso dell’Udc? È prudente Mario Giro, sottosegretario agli Affari esteri del governo Letta. In un’intervista con Formiche.net, l’esponente dei Popolari per l’Italia fa il punto sui prossimi appuntamenti elettorali e sul voto per il Parlamento europeo spiega: “In questo momento ci sono varie ipotesi allo studio: la lista comune con l’Udc che richiama il Ppe appunto, un listone anche con il Nuovo Centrodestra, liste disgiunte. Stiamo ancora dialogando con tutti e per ora non c’è una decisione definitiva”.

Quali sono le sue preferenze tra le varie ipotesi in campo?
La mia preferenza è per la ricostruzione del campo democratico.

La sfida in ogni caso sarà combattere l’anti-europeismo. Come pensate di fare?
Questo è il punto. Io la vedo in modo più positivo rispetto a tanti commentatori. Nelle tre più grandi famiglie europee, Ppe, Pse e Alde, non ci sono più euroscettici e questo è un passo in avanti. Ora le posizioni anti-europeiste sono fuori da questi raggruppamenti e speriamo che non conquistino tanti seggi all’interno dell’europarlamento.

Il prossimo fine settimana a Roma si riunisce il Pse. Fa bene il Pd ad aderirvi, nonostante i malumori di alcuni suoi esponenti?
È una questione su cui c’è stato e ci sarà dibattito che riguarda il Pd ed in particolare l’area della ex Margherita. In generale, noto molto movimento, anche a causa dell’insediamento del nuovo governo che ha cambiato il quadro generale. Vedrà, ci saranno molte sorprese…

A proposito di sorprese, l’ha stupita quello che sta accadendo al M5S?
Quello che sta avvenendo nel M5S è una crisi interna dovuta non tanto alle loro posizioni su Europa o sulla politica economica ma sulla gestione del partito. Ci sono molti punti interrogativi a riguardo. Non si capisce come essa avvenga, chi la decida, se sia ammesso il dissenso. Sono problemi che avvelenano il Movimento fin dalla sua nascita. Se vogliono continuare ad avere un ruolo, i 5 Stelle devono sciogliere questo nodo, darsi della regole di democrazia interna.

Siamo già alla fine del M5S?
No, non mi aspetto per ora un tracollo, questa non è la fine del M5S.

Veniamo al governo Renzi. Lei da sottosegretario agli affari Esteri, ritiene sia stato giusto l’avvicendamento tra Emma Bonino e Federica Mogherini?
Innanzitutto è un bene che ci sia stata e ci sarà una donna alla guida della Farnesina. Il ministro Bonino ha lavorato bene ma anche Federica Mogherini farà altrettanto, vista la sua vasta esperienza. Più che del ministro in sé però, dobbiamo parlare del rinnovamento della vocazione diplomatica.

In che modo?
Oggi è il mio ultimo giorno da sottosegretario, vedremo se sarò riconfermato. In questi mesi ho conosciuto molti bravi diplomatici ma credo che questa professione vada rivista all’interno di un mondo globalizzato, resa più aperta e sensibile a nuovi apporti e stimoli.

Vi aspettate una “ricompensa” con la partita dei sottosegretari vista la mancata riconferma del vostro leader Mario Mauro agli Esteri?
Noi Popolari per l’Italia abbiamo avuto una storia travagliata. Siamo nati con Scelta civica, poi la rottura ha dato vita al nostro movimento e a Sc 2.0. Una scissione avvenuta per la difficoltà ad amalgamare visioni diverse che non ci ha fatto piacere e non è apparsa chiarissima agli occhi esterni, di questo ce ne rendiamo conto. Nei contatti per la formazione del nuovo governo abbiamo chiesto la riconferma del ministro Mauro ma il premier ha voluto dare un segno di discontinuità. Rispettiamo questa scelta, ma questo non significa che non daremo il nostro contributo.

Cosa proponete al governo Renzi?
I valori del popolarismo moderno cioè la convinzione che ci sia una crisi più profonda di quella economico-finanziaria, la crisi socio-culturale che va combattuta con l’attenzione ai temi sociali, alla crescita, al mantenere il Paese unito. Questa sarà la nostra missione nel governo Renzi.

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