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L’Ucraina preferisce Lagarde a Putin

Pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito oggi sul quotidiano MF/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi.

Il Fondo monetario internazionale è pronto a «rispondere alla richiesta» di aiuti rivolta dall’Ucraina e «nei prossimi giorni invierà un team» a Kiev per iniziare delle trattative preliminari con le autorità del Paese. In un comunicato la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, ha spiegato che la missione a Kiev permetterà all’istituto di Washington di fare «una valutazione sulla situazione economica dell’Ucraina e, allo stesso tempo, di discutere con le autorità le riforme politiche» alla base del programma di sostegno del Fondo.

In serata, poi, il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha dichiarato che è indispensabile rispondere alle immediate necessità economiche dell’Ucraina e per questo l’Ue probabilmente valuterà di assegnare a Kiev 1 miliardo di euro. Al grosso dei fondi per l’Ucraina deve invece pensare il Fmi, che ha fondi d’emergenza a disposizione. L’importante, ha sottolineato Steinmeier, è dare a Kiev tempo per stabilizzarsi.

Il nuovo governo ucraino ha chiesto al Fmi almeno 15 miliardi dollari e nei prossimi due anni avrà bisogno di 35 miliardi. Secondo il neo premier Arseny Yatseniuk, uomo vicino a Julia Tymoschenko, il governo del defenestrato presidente Viktor Yanukovich ha sottratto 70 miliardi di dollari dalle casse dello Stato negli ultimi tre anni per trasferirli su conti all’estero.

Yatseniuk, sostenuto in parlamento da tre gruppi distinti che hanno battezzato la loro coalizione con il nome di Scelta europea, ha detto che «per superare le sfide economiche non c’è altra via che prendere decisioni impopolari sui sussidi, sulle tariffe e sui programmi sociali». In poche parole, il nuovo premier sta preparando il terreno per la solita terapia shock del Fondo monetario. Mentre Stepan Kubiv, nuovo governatore della Banca centrale ucraina, ha annunciato la fine del tasso di cambio fisso della grivnia col dollaro. La valuta ha subito perso il 7,7% a 11 per dollaro. Negli ultimi quattro giorni la grivnia si è svalutata del 19% e secondo gli esperti di Crt Capital potrebbe perdere un altro 20% poiché è in corso una fuga di capitali dal Paese. Il rendimento del titolo di Stato denominato in dollari in scadenza a giugno è salito al 34,3%.

Le tensioni fra la nuova Ucraina e la Russia ieri hanno pesato negativamente sulle borse europee, mentre il rublo è sceso ai minimi da marzo 2009 sul dollaro, a 36,27, portando il calo da inizio anno al 9%. «La perdita dei legami con l’Ucraina, uno dei più importanti partner commerciali della Russia, ha un impatto negativo sul rublo», ha spiegato Thu Lan Nguyen, strategist valutario di Commerzbank. Ma è soprattutto l’aumento della tensione con Usa e Ue a preoccupare: c’è il rischio di una nuova guerra fredda. Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha dato il via a esercitazioni militari al confine con l’Ucraina mentre miliziani filo-russi armati hanno preso il controllo del Parlamento della Crimea a Sinferopoli. Il Consiglio supremo ha poi destituito il governo della Crimea e ha indetto per il 25 maggio, data delle presidenziali, un referendum sullo status della penisola per accrescere l’autonomia da Kiev. La replica di Kiev non si è fatta attendere: il presidente ad interim, Aleksander Turchinov, ha avvertito i russi che «qualsiasi movimento militare al di fuori della base» navale di Sebastopoli, «sarà visto come un’aggressione militare».

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