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Ecco come lavoriamo nel cantiere del centrodestra. Parla Crosetto (Fratelli d’Italia)

La destra italiana torna a Fiuggi, città simbolo dello storico passaggio dal Movimento sociale ad AN, per rilanciare identità, programmi, ambizioni.

TUTTI I VOLTI DEL CONGRESSO A FIUGGI

All’indomani delle consultazioni primarie che hanno visto la partecipazione di 250 persone per designare presidente, delegati, progetto e simbolo, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale ha scelto il centro termale del Lazio per celebrare il proprio Congresso. Le assise, aperte dallo slogan “In nome del popolo sovrano”, rappresentano nelle speranze dei promotori l’approdo della lunga traversata nel deserto seguita alla creazione e all’implosione del Popolo della libertà. E dovrebbero porre fine a una travagliata diaspora con la consegna delle chiavi di una nuova casa comune.

Tuttavia la ricomposizione di un mondo che ha sancito la leadership indiscussa di Giorgia Meloni è lungi dall’essere completata. Gli esponenti de La Destra di Francesco Storace non hanno nascosto sorpresa e delusione per l’utilizzo strumentale e mortificante del “glorioso simbolo di AN”. E i rapporti con Silvio Berlusconi in una rinnovata Casa delle libertà vivono la fase più burrascosa a causa della riforma elettorale all’esame dell’Aula di Montecitorio. Per capire le prospettive del “vascello nazionale” che si appresta a una campagna elettorale europea dura e ricca di incognite, Formiche.net ha interpellato Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia con una robusta formazione liberale e un’intensa esperienza in Forza Italia.

TUTTI I VOLTI DEL CONGRESSO A FIUGGI

Gianfranco Fini parla di “farsa di bambini viziati che devono smettere di scimmiottare la storia riunendosi a Fiuggi”. 

La scelta di Fiuggi non è stata simbolica bensì logistica. Perché la cittadina termale deve accogliere 3.500 delegati congressuali provenienti da tutta Italia, a costi tollerabili per una forza che vive di auto-finanziamento. E comunque Fiuggi non è monopolio dell’ex presidente della Camera.

Però gli esponenti del Movimento per l’Alleanza Nazionale vi accusano di rompere e mortificare l’esperienza di AN.

Ricordo che da parte nostra e da parte mia vi è sempre stata piena apertura a coltivare intensi rapporti con la Destra di Francesco Storace per un un percorso condiviso verso le elezioni europee. Ma bisogna superare ogni egoismo personale. Nessuno può assegnare patenti di centrodestra e di destra pura. Perché siamo tutti alla ricerca di un partito che abbia dignità, spazio e respiro europeo. Ritengo che alcune critiche siano volte a creare alibi per rientrare in un contenitore più grande e strutturato. Magari per essere rieletti con Forza Italia.

A proposito di Forza Italia, a che punto è la costruzione di una rinnovata Casa delle libertà?

Finché esiste una legge di stampo maggioritario deve essere possibile un’ampia alleanza di centrodestra. A patto che i rapporti reciproci non siano equivoci. Al contrario di quanto invece sta avvenendo tra FI e Matteo Renzi. Relazione che sta oltrepassando la dimensione politica per portare in palmo di mano come salvatore della patria il leader del Partito democratico. A capo di un governo che presenta più limiti e improvvisazione dell’esecutivo guidato da Enrico Letta.

Se Silvio Berlusconi aprisse a elezioni primarie per la guida del centro-destra pur conservando l’impianto dell’Italicum voi aderireste alla coalizione?

Certo. Ma la richiesta di un metodo democratico per legittimare leadership e classe dirigente, caldeggiata anche dalla Lega Nord, costituisce una premessa preliminare a ogni alleanza politica.

Avreste obiezioni verso un’accordo allargato a Popolari, UDC e Nuovo Centro-destra impegnati nella creazione di una lista unica del PPE in Italia?

È presto per dirlo: le elezioni politiche sono lontane. Se il meccanismo di voto fisserà una soglia del 37-40 per cento per conquistare il premio di governabilità, sarà fondamentale costruire una coalizione plurale. La quale però non potrà tenere assieme tutto e il contrario di tutto in un coacervo contraddittorio.

L’abbandono della moneta unica in caso di mancata rinegoziazione delle politiche di austerità è il collante per un accordo con la nuova Forza Italia ostile al Fiscal Compact?

Potrebbe rappresentare un valido terreno di iniziativa comune. Ma noi vogliamo andiamo oltre. Siamo stanchi di elemosinare un cambiamento delle regole europee che le altre nazioni non intendono concedere. È un sogno che non insegue più nessuno. L’attuale costruzione monetaria fa comodo soltanto alla Germania di Angela Merkel consentendole di neutralizzare tutti i concorrenti economici.

Non temete di essere additati come populisti, nazionalisti, euro-scettici?

Lo spirito “euro-critico” o euro-scettico non può avere automaticamente un’accezione negativa. Difendere gli interessi dell’Italia e ripristinare la sovranità nazionale non è una contraddizione. Persino il Presidente della Repubblica ha compreso che le strategie europee sono intimamente fallimentari. Adesso tutti esprimono valutazioni critiche anche se nessuno ha il coraggio di invertire la rotta. Basti pensare a Renzi che va a chiedere consiglio al governo tedesco sulla riforma del mercato del lavoro. Un fatto surreale ritenuto normale.

Le vostre posizioni però rischiano di venire confuse con la propaganda di Beppe Grillo verso l’Unione Europea.

Gli esponenti Cinque Stelle non propongono nulla di concreto sull’Europa. Il comico ligure manifesta idee ondivaghe e superficiali, rimandando le scelte a futuri e nebulosi referendum.

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