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Massimo Caputi, il re del real estate che ora si gusta il food

Svolta food per Massimo Caputi. Il manager sessantunenne, una carriera spesa tra l’ingegneria civile e la finanza immobiliare, si mette in affari con Oscar Farinetti per promuovere un grande classico, il made in Italy culinario.
Anche se, a leggere la storia dell’uomo di affari teatino, si scopre che in realtà il passo dal real estate a Eataly è breve. Intanto perché Caputi oggi è partner di Feidos, una holding multi settore che spazia dalla finanza immobiliare, alle energie rinnovabili, ai Non Performing Loans, al mondo turistico alberghiero. Ovvero temi disparati, ma accomunati dalle opportunità di sviluppo che contengono. E l’avventura con Eataly che Caputi condurrà nel ruolo di vice-presidente di Prelios – la ex Pirelli Re, che di fatto è controllata da Feidos e che da Feidos è stata rilanciata – non fa eccezione.

Che FICo!
Così, il 2015 non sarà solo l’anno dell’Expo per l’Italia, ma anche quello di FICo, il primo parco tematico agroalimentare che verrà allestito nell’area degli ex mercati generali di Bologna, sede del centro Caab, una partecipata del Comune di Bologna. E lunedì 10 marzo, proprio a Bologna, sarà avviata la procedura di costituzione del Fondo Immobiliare Pai (Parchi Agroalimentari Italiani), che sarà gestito da Prelios e che raccoglierà i fondi per realizzare e promuovere l’intero progetto.

Hong Kong compra Bologna
L’attesa è intesa perché l’Italia del cibo, nonostante appaia in molti casi come uno stereotipo, continua a essere una calamita per i flussi di moneta estera. Secondo il Corriere della Sera, “una delegazione di una ventina di persone in rappresentanza di The Link è attesa domenica 9 marzo nella città delle Due Torri. A ingolosire gli asiatici è il progetto Fico … La nuova “Fabbrica italiana contadina” sarà gestita dalla Eataly di Oscar Farinetti che ha investito un milione nel progetto”. E chi è Link? Il fondo d’investimento immobiliare di Hong Kong, quarto al mondo con 10 miliardi di capitalizzazione. Il benvenuto per Caputi e Farinetti, che mirano a replicare “la Disneyland dell’alimentare” anche oltre gli angusti confini nazionali. “Gli investitori esteri in questa fase sono interessati all’Italia per tutto ciò che è cibo, stile di vita, design, moda. Per questo il progetto di Fico interessa anche oltreconfine”, ha detto Caputi.

Dall’ingegneria al buon gusto
Ma chi è Caputi? Un uomo ambizioso, capace di dare sostanza alle idee e incapace di accontentarsi. Fin dal principio: suo padre, ingegnere civile, aveva uno studio di progettazione in cui il giovane Massimo inizia a lavorare nel 1977, subito dopo essersi laureato in ingegneria civile. Una passaggio di testimone tra generazioni, senza scosse. Ma non gli basta. Allora parte per Amsterdam e va a lavorare per la società olandese di consulenza Dhv. Nel 1981, rientrato in Italia, trasforma lo studio di famiglia in una società operativa più ampia e strutturata. Nel 1983 nasce così la Proger Spa (lavorando in particolare con le Ferrovie dello Stato, un amore ricambiato come si vedrà). La Proger progetta e realizza grandi opere. Come il porto turistico di Pescara, il terzo del Paese, in cui il collocamento dei posti barca fu il più rapido mai avvenuto in Italia.

… e dalle grandi opere ai fondi immobiliari
Nel 1996, Massimo Caputi ha 44 anni, vende la sua quota di Proger per intraprendere una nuova sfida: portare all’utile la gestione della Stazione Ferroviaria di Roma Termini. Come amministratore delegato, prima della società di scopo Termini Spa, diventata nel ’98 Grandi Stazioni, rende operativo il progetto pilota di Roma Termini. Il Giubileo del 2000 è alle porte e Caputi riesce, in soli 11 mesi, a portare a termine la riorganizzazione. Nel 2001, all’apice della gestione con utili e ricavi che crescono a doppia cifra, porta a conclusione la privatizzazione di Grandi Stazioni, venduta a una cordata di azionisti privati ed esteri al 40%. E proprio in questo periodo Caputi conosce Francesco Gaetano Caltagirone, che lo farà entrare nei Cda di Acea e di Mps e sarà sempre presente più o meno visibile, nei successivi dieci anni, nelle imprese del nostro.

Sviluppo Italia
A inizio 2002 il ministro del Tesoro Giulio Tremonti gli affida il rilancio dell’Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti, che viene chiamata Sviluppo Italia. In tre anni gli investimenti superano il miliardo di euro, i posti di lavoro creati arrivano a decine di migliaia all’anno, gli utili sforano i 10 milioni. Non mancano le polemiche, anche per le critiche che gli arrivano da alcuni consiglieri di amministrazione di centrodestra. Intanto nel 2000, Caputi aveva fatto il suo ingresso anche in Fimit sgr come ad. Fimit è una società esangue affossata da una gestione inefficiente: l’ingresso di Caputi segna la svolta. Nel 2002 viene collocato il Fondo Alpha, il primo fondo immobiliare quotato a Milano, a cui seguiranno altri fondi tematici.

L’avventura bancaria
A fine 2008, in piena crisi finanziaria, arriva l’occasione di aiutare il sistema bancario italiano facendo conferire in fondi istituzionali il patrimonio immobiliare dei grandi gruppi bancari italiani. Con i fondi Omega e Omicron Plus, Intesa San Paolo e Unicredit apportano oltre 500 immobili per un controvalore di quasi 2 miliardi di euro. Per il fondo Omicron Plus, oltre 1 miliardo di asset, l’intero collocamento delle quote avviene in soli 18 giorni lavorativi. Nel 2009 è la volta degli immobili del gruppo assicurativo Fondiaria-Sai con la creazione del fondo Rho.

Fine di un idillio
A marzo 2010 succede l’evento che probabilmente cambia il corso della storia di Caputi: l’abbandono di Caltagirone. In realtà è Caputi a prendere l’iniziativa, dimettendosi dal Cda di Acea.  Perché? Ufficialmente “per motivi di tempo. Il Cda di Acea si riunisce ogni due giorni con solo 48 ore di preavviso e per il lavoro che faccio mi trovo spesso in viaggio. L’altra settimana mi trovavo a Singapore, ieri stavo a Parigi: oggi per me è impossibile dedicarmi all’azienda romana”. E in una lettera inviata a Panorama il gruppo Caltagirone rilevava che “l’ingegner Caputi e il Gruppo Caltagirone non sono soci in nessuna iniziativa imprenditoriale, né lo sono mai stati; l’ingegner Caputi è oggi per il Gruppo Caltagirone un concorrente nel campo immobiliare”. Come a dire che considerare l’uno il mentore e l’altro il braccio destro fosse una pura fantasia giornalistica. Certo è a ridosso delle dimissioni Bankitalia conduceva ispezioni su Fimit, in cui Caputi aveva ancora un ruolo di spicco. E girava voce nel mercato, come scriveva il Foglio, che “il rapporto fosse finito da un anno e mezzo, in quanto i due erano ormai erano divenuti concorrenti nel settore immobiliare, così la relazione fiduciaria era terminata”. Ma, ormai, il passato è ormai passato.

 

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