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Armi di distruzione di massa, nuove strategie per vecchie minacce. Il libro di Ansalone

L’accordo che congela il programma nucleare con l’Iran, entrato in vigore il 20 gennaio scorso, resta un drammatico cambio di direzione in positivo nella lotta internazionale contro la proliferazione che nell’ultimo ventennio aveva conosciuto più bassi che alti.

Di questa e di altre minacce, scrive l’ambasciatore Stefano Stefanini nella sua prefazione, parla il nuovo libro di Gianluca Ansalone, “Pianeta tossico” (Castelvecchi), nelle librerie dal 19 marzo.

Docente di strategia e relazioni internazionali all’Università La Sapienza di Roma e autore di diversi testi, Ansalone si è occupato prima di relazioni esterne in Finmeccanica, poi è stato al Quirinale con l’incarico di consulente per l’analisi internazionale e la sicurezza, poi ai piani alti di Intesa Sanpaolo e ora in Method.

Da analista, nel suo ultimo lavoro scrive che nel pieno del “risveglio arabo” nel Mediterraneo e in Medio Oriente, il mondo è costretto a domandarsi quale sia la linea rossa per scongiurare il pericolo di un uso delle testate atomiche o chimiche da parte di regimi al collasso e quali le conseguenze di una guerra combattuta con questi mezzi.

Il riferimento è particolarmente attuale, se si pensa alla recente crisi siriana, ma potrebbe essere esteso a tutti i teatri in cui, giocoforza, i Paesi mostrano i muscoli.

La comunità internazionale – spiega l’autore – è oggi alle prese con minacce nuove, difficili da prevedere e quindi impossibili da inquadrare in quel concetto di deterrenza che nel corso della Guerra Fredda aveva garantito la stabilità.

Venuta meno la contrapposizione bipolare, sono mutate anche le categorie che distinguevano la guerra della pace, la sicurezza dall’insicurezza.

Le forze inerziali che spingono per la proliferazione delle armi non convenzionali, sostiene Ansalone, sono molto più forti di quelle che la trattengono. Emblematico il caso dell’Iran, Paese che ha fatto del tema atomico il motivo centrale della propria condotta di politica interna ed estera.

Per arrestare o frenare la corsa alle armi di distruzione di massa è necessario oggi un consenso a livello multilaterale.

Gli equilibri sono mutati e “non bastano più – scrive l’autore – né gli Stati Uniti da soli, né insieme agli europei; occorre il concorso di Cina e Russia. E soprattutto c’è bisogno di una vera capacità sanzionatoria da parte delle Nazioni Unite”.

Un contesto nel quale il libro di Ansalone può rappresentare un vademecum con nuove strategie per un mondo che corre veloce.

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