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Tutti i riflessi della crisi ucraina sull’economia russa e europea

La prima reazione di Stati Uniti e Unione Europea al risultato del referendum in Crimea è stata quella di sanzionare alti funzionari russi e di Kiev e lo stesso ex presidente ucraino Viktor Yanukovich.

Misure che, al di là della loro efficacia, secondo il think tank belga Bruegel non minano solo gli interessi dei sanzionati, ma anche dei sanzionatori.

Le ritorsioni europee e americane sono per il pensatoio un gioco a somma negativa. Certo, il danno inflitto dal mancato rilascio di visti e dal congelamento di beni può essere grosso per chi fa business (un’ipotesi, questa, su cui si discute). Ma se i Paesi smettono di cooperare, rimarca Bruegel, entrambe le parti perdono. Una situazione complicata ancora di più dall’eterogeneità degli interessi degli Stati membri dell’Ue con il Cremlino- come dimostra la mappa sotto -, che consiglierebbe un approccio diplomatico alla crisi.

Chi e quanto importa gas dalla Russia
bruegel map

(mappa: BruegelClicca qui per vedere la mappa interattiva)

IMPATTI DIVERSI
La Russia potrebbe infatti riuscire più facilmente a elaborare una strategia efficace, mentre l’Europa faticherà ad elaborare un approccio condiviso.
Molto dipenderà anche dal tipo di sanzioni che si applicheranno.
Sanzioni mirate sulle attività finanziarie russe potrebbero avere un impatto sostanziale in Europa meridionale. La distribuzione dell’impatto delle sanzioni commerciali può essere invece calcolata approssimativamente sulla quota degli scambi commerciali di Mosca con i diversi Stati membri. Se invece si prendono in considerazione le sanzioni energetiche, Germania, Italia, Francia e Paesi Bassi potrebbero essere influenzati da questo. Infine, in termini di esposizione finanziaria con la Russia, la più esposta in Europa sembra l’Austria.

COSA DOVREBBE FARE L’EUROPA
Prima di prendere qualsiasi decisione, secondo Bruegel, i vari Stati membri dovrebbero sforzarsi di capire che cosa vogliono ottenere con le sanzioni. Una sintesi difficile, come detto, a causa della divergenza d’interessi. Se i Paesi non intendono emettere sanzioni che possano far cambiare idea a Putin, l’Europa dovrebbe adottare misure simboliche, che non inficino profondamente i rapporti col Cremlino.
Se invece, spiega il think tank, gli Stati membri dovessero decidere di fare sul serio, dovrebbero anche accettare l’alto costo che uno scontro a viso aperto con Mosca potrebbe comportare.
L’Europa potrebbe non essere in grado di sostituire integralmente i 130 miliardi di metri cubi di gas importati dalla Russia nel 2013 a un costo basso. Di contro l’economia russa sarebbe gravemente colpita. A un prezzo medio di vendita di 350 dollari per mille metri cubi di gas, la perdita annuale di ricavi sarebbe dell’ordine di 70 miliardi di dollari, equivalenti al 3 per cento del Pil del Paese.

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