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Ecco come Tronchetti grazie ai russi blinda Pirelli

Marco Tronchetti Provera ha un nuovo alleato per tenere salde le redini di Pirelli. Dopo il divorzio dai Malacalza e la fuoriuscita di Clessidra, che alla guida di una cordata di banche in qualche modo era subentrata alla famiglia genovese, è la volta del gruppo petrolifero russo Rosneft: un alleato industriale, ma anche un pezzo del puzzle strategico della governance targata Tronchetti.

LA CAMPAGNA RUSSA

In sostanza, in questi giorni Clessidra è uscita dalla catena di controllo di Pirelli incassando una ricca plusvalenza, 260 milioni, rispetto ai 150 milioni dell’investimento iniziale. Al suo posto entra appunto Rosneft che, con un circa 500 milioni, ottiene indirettamente il 13% del gruppo della Bicocca.

CLESSIDRA SALUTA

Unicredit, Intesa Sanpaolo e il fondo di Claudio Sposito hanno sciolto così a sorpresa la partnership in Lauro 61-Camfin con cui controllavano il 26% circa degli pneumatici di Pirelli. Le quote sono state valorizzate a un prezzo di 12 euro per azione, ovvero più o meno quello attuale di Borsa, ma ben sopra i circa 8 euro di giugno 2013, quando la cordata aveva lanciato l’Opa su Camfin. Se Clessidra esce di scena, le banche reinvestono parzialmente in un nuovo veicolo di cui Rosneft avrà il 50%.

IL NUOVO ASSETTO

Il restante 50% sarà detenuto da una newco composta da Nuove Partecipazioni (leggi Tronchetti Provera, all’80%) e Intesa e Unicredit, che si spartiscono equamente il 20%. Le banche avevano investito in Lauro61-Camfin 120 milioni che oggi ne valgono 200: circa 50 dovranno essere reinvestiti nel riassetto. Con l’uscita di scena di Clessidra decade, insieme ai vecchi patti, l’obbligo di valorizzazione delle quote dopo quattro anni. Viene fissata una nuova scadenza al 2017 senza obbligo di uscita per Tronchetti Provera.

EFFETTI IN BORSA

Intanto il titolo in Borsa perde terreno (-7% in tre sedute), un calo che gli operatori spiegano con il fatto che il mercato stava prezzando il lancio di un’Opa sul gruppo e quindi un’offerta diretta che poi non è arrivata facendo sfumare l’appeal speculativo.

IL RUOLO DEI RUSSI

Rosneft è un partner industriale che potenzia la presenza in Russia e che, come sostiene Exane Bnp Paribas, fa elevare di un euro il target price di Pirelli. Secondo la banca d’affari francese i conti russi possono incidere per il 3% sull’ebit 2016 (36 milioni su un consolidato stimato in quasi 1,2 miliardi) e per il 7% sull’ebit 2018 (80 milioni su 1,4 miliardi).

TRONCHETTI BLINDATO

Ma ciò che rileva è che Tronchetti di fatto blinda nuovamente il suo controllo sugli pneumatici. Intanto, Nuove Partecipazioni «indicherà il presidente e ceo di Pirelli, con pieni poteri sulla gestione ordinaria della società». E rende i Malacalza, secondo azionista con il 7%, di fatto inoffensivi. Lo scrive Sara Bennewitz su Repubblica di ieri: “A due anni dal divorzio con i Malacalza, Marco Tronchetti Provera chiude da vincitore la delicata partita del controllo di Pirelli e riscrive una governance con il nuovo partner industriale Rosneft”. L’accordo prevede che in caso di abbandono di Tronchetti, i russi possano vendere le azioni a Mtp, la controllante del gruppo. «E così i Malacalza possono abbandonare ogni velleità di giocare un ruolo nel gruppo della Bicocca», scrive ancora Bennewitz. «Pirelli è del mercato – ha detto Tronchetti – e gli azionisti storici sono qui a sostenerne lo sviluppo». Sarà, però il manager la guida dal 1992 e non molla la presa sul capitale.

TOCCATA E FUGA DEI MALACALZA

L’amore con Vittorio Malacalza era sbocciato nel 2010, quando Tronchetti aveva legato il suo 55,9% al 30,9% del genovese in Gpi, la cassaforte che possedeva il 41,7% di Camfin. Il patto sarebbe dovuto scadere il 20 luglio 2013. Poi a settembre 2012 c’erano stati i primi dissapori sul rifinanziamento dei 132,4 milioni di debito Camfin in scadenza a dicembre. Per sciogliere Gpi però ci sono voluti ancora alcuni mesi e solo a giugno 2013 la questione inizia ad avere una sua definizione.

DALL’OPA AL DIVORZIO

A inizio giugno inizia a farsi insistente la voce di un’Opa imminente su Camfin; voce che da aprile aveva spinto al rialzo sia Camfin che Pirelli, di oltre il 20%. L’Opa sarebbe un’occasione per sciogliere Gpi: per i Malacalza di uscirne con una plusvalenza e per Tronchetti Provera di conservare il controllo del gruppo. “Tutto è pronto per dare una nuova fisionomia all’azionariato di Camfin, con l’ingresso di Clessidra, Intesa Sanpaolo e Unicredit al fianco di Marco Tronchetti Provera. Manca solo la firma dei legali”, così l’Ansa. Il 4 giugno la cordata guidata da Clessidra lancia l’Opa che porterà al delisting di Camfin.

E ora Clessidra viene liquidata, a causa di un innamoramento caucasico. A quando il prossimo colpo di fulmine?

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