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Vi spiego perché il Grande Fratello e il trash in tv non piacciono più

Il “Grande Fratello” è una macchina enorme: centinaia di persone che vi lavorano incessantemente, notevoli investimenti e accordi commerciali. Decidere di riprovarci dopo un’edizione fallita che ha portato alla chiusura anticipata è stata una scelta coraggiosa ma comprensibile. Farlo con i medesimi ingredienti però non è saggio e lascia pochi margini di riuscita: una perdita di più di quattro punti percentuali dalla prima alla seconda puntata (24,64% vs 19,57% di share) e ancora un calo drastico alla terza con il 17,12% di share (3.809.000 spettatori).

Monica Mondo, giornalista, saggista e conduttrice di programmi televisivi in onda su Tv2000, in una conversazione con Formiche.net analizza così le ragioni del declino del format televisivo di Endemol e traccia il ritratto del moderno telespettatore.

LE RAGIONI DEL LENTO DECLINO
Critica nei confronti degli eccessi dei reality modello Grande Fratello e fiduciosa del pubblico, la giornalista rintraccia nel calo degli ascolti innanzitutto una ragione naturale: “Al loro esordio nel nostro Paese i reality sono stati un genere tanto rivoluzionario quanto pericoloso, che ha aperto il pubblico italiano al voyeurismo. Ma un format quando dura così tanto tempo, tredici edizioni, è datato. Credo che questo elemento sia stato fatale. Il programma ha fatto il suo tempo e perfino la trasgressione, quando non rappresenta più una novità, può stancare”.

LA RICCHEZZA DI CANALI E L’AFFINAMENTO DEI GUSTI
Ma vi sono altri motivi tecnici che riguardano i contenuti, secondo Monica Mondo: “Innanzitutto l’allargamento a piattaforme con prodotti simili ma più specializzati a livello tematico e di conseguenza l’evoluzione della sensibilità dello spettatore verso le nuove offerte facilmente reperibili”.

L’indubbio affinamento dei gusti del pubblico – secondo la giornalista – avrebbe dovuto portare al superamento del concetto dei telespettatori intesi come “popolo bue” che si vuole distrarre con gli ingredienti consueti: “Gli utenti sono più liberi e capaci di scegliere. I ventenni non guardano più la tv generalista ma si dirigono verso altre piattaforme offerte dalla Rete, mentre il pubblico più anziano, per cui la tv è ancora una compagnia, non gradisce i toni di programmi come il GF”.

L’ESIGENZA DI INNOVARE
Sull’ostinazione nel perseguire con la messa in onda di un format che da tempo manifesta segni di crisi, la giornalista commenta: “La fantasia è rischiosa, si pensa che l’usato sicuro funzioni, ma non è così. Soprattutto quando hai venduto sesso a tutto spiano e nella selezione dei concorrenti procedi per categorie e preconcetti”.

Se in televisione l’innovazione procede a rilento, per Monica Mondo molto dipende da chi la fa: “Chi fa tv oggi è cresciuto con la tv generalista e ha una certa visione. Nonostante l’arrivo del digitale e di nuovi servizi concorrenti, la tv generalista continua a basarsi su prodotti uniformati limandone la forma ma riproponendo sempre gli stessi prodotti. Bisogna innovare ma con le stesse persone non è possibile”.

Abbandonata ogni speranza di riuscire a cogliere novità nel settore dell’intrattenimento, Monica Mondo lascia però una finestra aperta: “Nella nostra televisione funziona l’informazione e i talk show. Per fortuna lo svago si può scegliere”.

MATRIMONIO, PRETI, SANTI E BRACCIALETTI ROSSI
La televisione generalista riesce però ancora a coinvolgere i telespettatori con prodotti di successo: “La gente vuole vedere belle persone, ha bisogno di fiducia e di bontà. Quando la tv risponde a questi bisogni funziona”.

Ne sono un esempio le fiction di Rai Uno dedicate ai santi, “Don Matteo”, quelle che rispolverano il tema della famiglia come la miniserie “Un matrimonio” di Pupi Avati o quella più recente sulla malattia che colpisce i giovani “Braccialetti rossi”.

Come si spiegano? “Per anni siamo stati bombardati da una visione progressista che ha depresso le persone lasciandole sempre più sole – commenta la conduttrice televisiva – Ma questa visione delle persone non risponde ai desideri dell’uomo. E allora accade che certi temi che sembravano fuori  moda, la famiglia, la religione, il matrimonio, si scopre che non solo sono universali ma sono anche perenni nella storia dell’uomo. E chi ha il coraggio di parlarne, possiede il coraggio della verità”.

Con alcune distinzioni però. Per Monica Mondo “Don Matteo” è un prodotto facile: “Il suo personaggio è amato dal pubblico, è buono e giusto, e rappresenta un punto di riferimento. Un sacerdote che incarna questa forza con ironia e mai con volgarità. Un’ironia leggera e rispettosa dunque a cospetto di quella trash che per anni si è cercato di imporre”. Mentre “Braccialetti rossi” è “un prodotto ben fatto ma con mancanza di realismo ed eccesso di sentimentalismo esasperato”.

E guardando alle reti Mediaset emerge il caso “Amici”: “Senza dubbio il successo è dovuto alla professionalità di Maria De Filippi ma anche in questo caso alla capacità degli autori di selezionare i giovani partecipanti al talent, esempio di bravura, tenacia e realizzazione dei propri sogni”, spiega la giornalista.

CONSIGLI PER UNA TV DI SERVIZIO PUBBLICO
Il successo di alcuni prodotti della Rai – per Monica Mondo – mostrano che una strada è ancora percorribile: “Meglio riproporre le fiction ben fatte che tirano fuori l’umanità. Se la Rai avesse il coraggio di investire sugli sceneggiati che abbiamo buttato via per inseguire gli esperimenti stranieri, la nostra tv avrebbe ancora una possibilità”.

In sintesi per sopravvivere la generalista dovrebbe “trasmettere prodotti curati, smettere di andare dietro le mode, incominciare a pensare che la gente non è stupida, fornire un’informazione ben fatta e ricorrere a grandi professionisti, autori e scrittori capaci di confezionare questi prodotti”, conclude Monica Mondo.

 

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