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La felicità? Si misura in un tweet!

 

La felicità si misura in un Tweet: questo sostiene il Rapporto iHappy 2013 predisposto da Voices from the Blogs e pubblicato il 20 marzo scorso in occasione della seconda Giornata Internazionale della felicità voluta dall’Onu.

“Nel 2013 gli italiani si scoprono più felici”– dice il Rapporto. La nuova analisi della Twitter-Felicità, analizzata sulla base di oltre 40 milioni di messaggi su Twitter raccolti quotidianamente nelle 110 province italiane, mostra infatti un contenuto positivo nel 60,3% dei commenti, un risultato che fa balzare verso l’alto l’indice iHappy (numero di post felici/numero di post felici e infelici * 100). “A livello nazionale – continua il rapporto – la tristezza è stata il sentimento prevalente soltanto per 55 giorni, di cui 49 concentrati nei mesi invernali. Non a caso è proprio l’inverno la stagione più triste col 50,2% di tweet felici. La maglia nera va al mese di gennaio, quando solo 4 italiani su 10 avevano il sorriso sulle labbra, mentre il mese di marzo ha visto felici oltre 2 italiani su 3 (67,4%)”.

Così, tra giorni felici e giorni tristi, tra stagioni più o meno cariche di serotonina, Genova conquista il titolo di “capitale della felicità” e Aosta quello di provincia più triste.

Progetto originale e innovativo dal punto di vista della “misurazione della società”, il Rapporto iHappy può inserirsi nel più ampio filone della cosiddetta “misurazione integrativa del PIL” orientata a intercettare stati d’animo, cambiamenti e esigenze della società, fino ad ora sconosciuti ai più.

Dunque iHappy testimonia una trasformazione in atto e la necessità di adeguare i parametri sociali, economici e politici a questi mutamenti. In molti però se ne sono accorti, anche se i dati di questa rivoluzione sono ormai sotto gli occhi di tutti: oltre il 71% degli italiani usa un social network e tra essi c’è il Presidente del Consiglio dei Ministri. Antesignano di questo nuovo modo di leggere l’economia e la società è stato il progetto Bes (Benessere Equo e sostenibile – la cui nuova edizione aggiornata verrà presentata nelle prossime settimane) voluto dal Cnel e dall’Istat: una iniziativa con evidenti connotati “social” appunto, nata sulla base di una indagine “on line” rivolta ai cittadini e relativa alle misure del benessere ritenute più importanti per essi. Ma il Bes non si è fermato li. E così dopo aver costruito e misurato la società italiana attraverso 134 indicatori, ha stimolato lodevoli ed apprezzabili iniziative come per esempio il progetto sul “benessere soggettivo” proposto da Sanpellegrino (http://www.formiche.net/2013/11/22/la-felicita-unemozione/) e l’iniziativa del Centro per i diritti del cittadino (Codici) che sta lanciando un piano nazionale di formazione al consumo equo e sostenibile, incentrato sul comportamento del consumatore nell’economia reale (http://www.agi.it/repository/struttura-sito/la-voce-dei-consumatori/codici/notizie/codici-dalpilalbes.-il-comportamento-del-consumatore-nelleconomia-reale).

Come si diceva, ancora pochi hanno compreso la portata della rivoluzione in atto (per la verità già da qualche anno). Certamente del nuovo contesto e dei nuovi scenari ad esso connessi se ne è accorto il neo Presidente del Consiglio Matteo Renzi (forse ispirato dal libro “Un viaggio” di Tony Blair) che sta abbattendo tutti gli steccati della “politica vecchia”, dei vecchi rituali, cercando il contatto diretto con il Paese reale.

Oggi, dunque, le decisioni e le strategie di politica industriale e non solo, a livello nazionale così come a livello europeo (soprattutto alla vigilia della presidenza italiana del semestre europeo), non possono più passare solo per la “dittatura del Pil”, ma devono essere integrate dalle altre misurazioni che contribuiscono ad individuare le strade del benessere e del progresso del sistema Paese.

Insomma, anche un sorriso ha il suo perché.

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