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Ecco le prossime (ardue) sfide dei sindacati

Anticipazione dell’editoriale di “Fabbrica società”, il giornale della Uilm, on line da domenica 30 marzo

Tempi cupi per chi fa sindacato. Basta guardare all’agenda dei metalmeccanici. Martedì primo aprile, a Torino, il confronto con Fiat rischia di concludersi nuovamente con un nulla di fatto, perché l’azienda non vuole rinnovare il contratto nazionale per il 2014-2015.

RELAZIONI DIFFICILI TRA SINDACATO E IMPRESE

Giovedì tre aprile, a Roma, incontro al Ministero del Lavoro, perché bisogna rinnovare i contratti di solidarietà per tremila addetti del gruppo Lucchini e per altrettanti che lavorano nell’indotto. Stiamo parlando di una vertenza che non vede la fine.

Lunedì 7 aprile, sempre nella capitale, sindacati, azienda, istituzioni locali e governo si ritroveranno al Ministero dello Sviluppo economico per ascoltare da parte di Electrolux un nuovo piano industriale. Nonostante ci sia stata l’intesa per la proroga negli stabilimenti italiani dei contratti di solidarietà riguardanti più di tremila lavoratori, non esiste un testo preciso della multinazionale svedese che garantisca investimenti certi, nessun esubero e tutela occupazionale.

SINDACATI E GOVERNO

Tre esempi dettagliati di appuntamenti nei prossimi dieci giorni in cui emergono le relazioni difficili tra sindacato ed imprese. Ma col governo non va meglio. Capita che il premier Matteo Renzi faccia di ogni erba un fascio e punti il dito contro l’intero sindacato, quasi reo di una sopravvenuta inutilità. E succede che un ex premier come Romano Prodi rilanci, affermando che il pluralismo sindacale è parte della storia, ma è una palla al piede per la buona concertazione. Insomma, si ha l’esatta percezione che il sindacato si trovi tra l’incudine delle imprese ed il martello della politica.

Una situazione che può capitare senza preavviso anche a qualsiasi altro spazio intermedio della società. Sarebbe facile replicare alle imprese che non può esserci ripresa senza i rinnovi contrattuali e senza produzioni idonee, nel rispetto di una strategia di relazioni industriali finora condivisa. E alla politica si potrebbe ricordare che il governo Ciampi, attraverso la buona concertazione con le parti sociali, firmò gli accordi del 23 luglio 1993, riuscendo a bloccare il meccanismo della spirale tra salari e prezzi e a debellare l’inflazione a due cifre.

DUE FRONTI PER IL SINDACATO

Quindi, se il riformismo ha un senso, mai come ora val la pena impegnare il sindacato su due fronti. Da un lato, per contribuire a riportare con azioni responsabili la quota dell’industria sul Pil totale della Ue dall’attuale 15% al 20% entro il 2020, salvaguardando soprattutto la manifattura, perché senza questo tipo di impresa non può esserci ripresa. Dall’altro lato, agire per garantire filtri e mediazioni intermedie, affinchè disagi e diseguaglianze non vadano per proprio conto.

Essere degli inguaribili ottimisti significa rimanere convinti che la rappresentazione non potrà prevalere sulla rappresentanza e sugli spazi intermedi. In questo senso, si può continuare ad essere un pezzo importante della democrazia in Italia. E nel farlo si deve cercare di interpretare quel che viene dal basso, senza farsi prendere dalla spasmodica voglia di salire in alto. Almeno ora ci si può permettere di non parlare di tutto, volere tutto, essere tutto. Insomma, il sindacato può riuscire ad essere semplicemente sé stesso.

Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica società”

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