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Perché Renzi deve modellare l’Italia a immagine britannica. Parla Chicco Testa

Le affinità tra Matteo Renzi e David Cameron sono molte, e il vertice di Londra lo ha confermato.
Il premier italiano, grande estimatore di Tony Blair, non ha mai nascosto di essere in sintonia con il modello economico e sociale britannico, dal quale vuole mutuare alcune riforme, come quella dell’istruzione, del mercato del lavoro e un complessivo snellimento della burocrazia, soprattutto nell’ambito della giustizia civile, con l’intento di attrarre maggiori investimenti.
Punti (e dossier) commentati in una conversazione con Formiche.net da Chicco Testa, imprenditore, manager e presidente di Assoelettrica.

Testa, di cosa hanno parlato Renzi e Cameron?
Sicuramente hanno toccato molti argomenti e spero anche quello che riguarda il mio settore specifico, quello dell’energia. Ci sono alcuni dossier che stanno a cuore a Londra e riguardano investimenti che aziende del Regno Unito vorrebbero fare in Italia – penso a quello di Medoilgas in Abruzzo – e che rischiano di arenarsi, come quello del rigassificatore a Brindisi. Ne parlò già con Letta, immagino lo riproporrà a Renzi.

Quali esperienze positive può mutuare dal Regno Unito il premier italiano?
I britannici, come sempre, danno prova di pragmatismo. Hanno scelto di riusare il nucleare avviando nuove centrali che dovranno sostituire vecchie e di sfruttare ricchi giacimenti di shale gas. Esattamente il contrario di quello che accade in Europa. Non dico che dovremmo fare lo stesso, ma quantomeno dovremmo puntare a sfruttare il petrolio e il gas tradizionali che pure sono a nostra disposizione e si fa fatica ad utilizzare a causa dell’opposizione di minoranze locali.

Come si affrontano questi problemi oltre Manica?
Renzi ha posto come uno dei primissimi punti del suo programma la semplificazione burocratica e credo sia in linea con quanto accade a Londra. Su un punto non concordo totalmente. Non bisogna prendersela solo con i burocrati, perché sono solo un lato del problema. Essi si muovono in un eccesso di norme, decreti e regolamenti prodotti da Parlamento, enti locali e vari altri organi di vigilanza. Se si continuano a imporre controlli e autorizzazioni su ogni cosa, la ricaduta è che la burocrazia sia il potere dominante. Il tema vero è procedere a una semplificazione di questo sistema.

Qualche esempio?
Il provvedimento più importante che ho prodotto con un collega al Senato durante la mia esperienza parlamentare è stata l’introduzione della Dia, la dichiarazione di inizio attività. Forse molti non lo ricordano, ma prima che questa autocertificazione entrasse in vigore, bisognava afftontare lunghe trafile autorizzative per qualsiasi piccolo lavoro da fare in casa. Un esempio di come sburocratizzando si cambi davvero in meglio la vita delle persone.

Londra è anche uno dei leader nell’attrazione di investimenti esteri. La City ha chiesto qualcosa a Renzi?
Il premier italiano condivide l’impostazione dei Paesi come il Regno Unito in cui non è il diritto amministrativo che la fa da padrone. Penso che andrà verso una riforma della giustizia civile, essenziale per attrarre capitali e investimenti. In questo il Regno Unito è, non a caso, un esempio positivo. Renzi dovrà infilarsi per scardinare gli ingranaggi di una macchina enorme e complessa. Questo si può fare col cacciavite o con l’accetta. Ma visto il poso tempo a nostra disposizione, io ritengo vada fatto nel secondo modo.

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