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Ecco cosa succederà dopo la bocciatura del referendum indipendentista in Catalogna

Un’ora e mezza è durato il dibattito nel Congresso dei deputati sul referendum indipendentista della Catalogna. La decisione è definitiva: non ci sarà la consultazione il 9 novembre. Almeno nel rispetto della Costituzione attuale. Il presidente spagnolo Mariano Rajoy ha spiegato che l’organizzazione di un referendum non si può delegare e per dimostrarlo ha fatto un’analisi dei principi costituzionali (leggi qui l’intervento completo). A sostenere Rajoy c’era il leader dell’opposizione, Alfredo Pérez Rubalcaba: “Lo Stato non può cedere una competenza che ha” (leggi qui l’intervento completo).

STORICA ALLEANZA
Così, la scelta di respingere l’iniziativa indipendentista della Catalogna ha unito per la prima volta governo e opposizione in Spagna. Rajoy e Rubalcaba, da sempre rivali politici, ieri hanno sostenuto la stessa causa: entrambi hanno risposto, con argomenti diversi, agli inviati del presidente della Generalitat di Catalogna, Artur Mas. Il discorso di Rajoy è rimasto sul piano giuridico, mentre Rubalcaba ha usato argomenti politici.

LE COMPETENZE DELLO STATO
“Non c’è democrazia senza legge… Il referendum è la manifestazione di un diritto fondamentale, quello della partecipazione, e le condizioni del suo esercizio corrispondono esclusivamente allo Stato, che amministra il bene comune, che interessa a tutti ugualmente… lo Stato deve conservare le competenze per non lasciare soli i cittadini”, ha spiegato Rajoy.

Secondo il leader del Partito popolare, se il Parlamento potesse trasferire queste competenze dello Stato, potrebbe anche “liquidare la Costituzione e lo Stato stesso senza la consultazione degli spagnoli”. Rajoy ha aggiunto che “non si può autorizzare un referendum che ha come proposito un obiettivo contrario alla Costituzione e il principio dell’unità di Spagna”.

IL DIALOGO CON LA CATALOGNA
Per Rubalcaba, l’unica alternativa per la gestione del desiderio indipendentista della Catalogna è percorrere “un processo democratico, trasparente, partecipativo e legale”, che includa la Catalogna, ma anche il resto della Spagna.

Rubalcaba ha anche rifiutato l’idea che lo Stato possa cedere una delle sue competenze. Ha insistito che il rispetto della legge è un principio insuperabile per tutti quelli che credono nella democrazia, nonostante la legge si possa cambiare. Il leader dell’opposizione sostiene che “il diritto di autodeterminazione non c’è in nessuna Costituzione del mondo”. Ma la decisione di non dar luogo al referendum sull’indipendenza della Catalogna non deve rappresentare un altro conflitto, ma l’inizio di un dialogo profondo.

LA BATTAGLIA CONTINUA
La Generalitat di Cataluña aveva previsto il pronunciamento negativo dei parlamentari spagnoli. Secondo il quotidiano spagnolo El Mundo, per questo motivo è stata inviata una comunicazione il 3 aprile alle ambasciate dei Paesi dell’Unione Europea a Madrid. “Nonostante il Congresso spagnolo lo rifiuti, il referendum sovrano in Catalogna non si fermerà. Ci sarà il 9 novembre del 2014”, ha comunicato. Mas ha espresso “dolore” per la decisione del Congresso ma ha ribadito che non si tratta “di un punto finale ma un punto e a capo. Andremo avanti, troveremo un’altra legge che ce lo permetterà”.

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