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Il Corriere della Sera strattonato da Elkann e Della Valle

Non c’è pace ai vertici di Rcs per il cambio della guardia (imminente?) al Corriere della Sera. Tanto che qualcuno nel quotidiano rizzoliano bisbiglia: aridatece Nanni Bazoli. Eh sì, se il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, fosse ancora il dominus degli equilibri del giornale del gruppo Rcs tutto questo vociare mediatico sull’uscita/defenestrazione del direttore Ferruccio de Bortoli non ci sarebbe.

Certo, adesso i panni sporchi del quotidiano vengono lavati nella piazza mediatica. Quindi per i cultori della trasparenza la situazione è preferibile rispetto alle discussioni in camera caritatis. Eppure tutto questo strombazzamento mediatico siamo sicuri che giovi al prestigio del quotidiano rizzoliano? C’è chi ne dubita.

D’altronde le anomalie non sono poche. Mentre i vertici di Fiat si vantano di guardare con distacco le faccende italiane, tanto che la Fiat è ormai amerikana ed Exor non ha molta presa sulla penisola, gli eredi della famiglia Agnelli in verità puntano a nominare un direttore di fiducia al Corriere della Sera al posto di de Bortoli: il nome che circola da tempo come sostituto di de Bortoli è quello di Mario Calabresi, direttore del quotidiano di famiglia, la torinese La Stampa: passo felpato, sintonie quirinalizie, sufficiente spirito renziano. A differenza di de Bortoli che non ha ecceduto in renzismo, anzi: fanno fede, oltre ai suoi editoriali, anche quanto detto al Foglio: “Per ora siamo alla sceneggiata dannunziana”, “mi è dispiaciuto il modo in cui è stata chiusa la vicenda di Enrico Letta“.

Certo de Bortoli in questi anni sulla Fiat non è stato troppo sdraiato, anzi. Gli addetti ai lavori ricordano ancora le urticanti analisi dell’editorialista Massimo Mucchetti, ora senatore del Pd, sui piani di Sergio Marchionne in Fiat che hanno irritato non poco i piani alti del Lingotto. Poi il tradizionale equilibrio di via Solferino e la cautela innata di de Bortoli riuscivano a compensare le sortite mucchettiane. Ma Marchionne era più ben disposto a parlare con la Repubblica che con il Corriere della Sera

Nel frattempo si va delineando una strana alleanza: se fino a pochi mesi fa l’arrembante Diego Della Valle difendeva a spada tratta la direzione del Corsera da qualche tempo – come si evince anche da recenti dichiarazioni del patron di Tod’s – la difesa è scemata parecchio; così oggi il quotidiano Mf del gruppo Class Editori sottolinea come sia Elkann che Della Valle siano propensi al cambio della guardia al Corsera. Sì, proprio i due duellanti su tutto (Fiat, poteri forti, ruolo di Intesa ecc) ora sono alle convergenze parallele. Così, come di recente ha scritto Stefano Cingolani su Panorama, resterebbero ben pochi, tra cui Giovanni Bazoli, che però non è più il dominus degli passati.

A riprova che non ci sia più un primus inter pares, ma una condominio bisticciante, è la dichiarazione fatta ieri dal notaio Piergaetano Marchetti, professore e giurista, già presidente di Rcs e ora semplice consigliere di amministrazione: “Lo statuto di Rcs prevede che nomina e revoca del direttore del quotidiano siano di competenza esclusiva, non delegabile, dell’intero cda”.

E’ tempo di calende greche? Chissà. Incombe però per lunedì prossimo una trasmissione di Report a cura di Milena Gabanelli, firma tra l’altro del Corriere debortoliano, che si annuncia – come al solito – piuttosto pepata e per nulla accomodante, questa volta verso l’ad del gruppo, Pietro Scott Jovane, bistrattato gentilmente da de Bortoli che, schierandosi con la redazione, aveva minacciato fuoco e fiamme in caso di erogazione di bonus ai vertici manageriali del gruppo.

Come si vede, Casta e anti Casta convivono, si abbracciano e si scontrano a seconda delle congiunture e degli astri.

E’ il Corriere della Sera, bellezza.

 

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