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Renzi, Berlusconi e il vero bene dell’Italia

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si sono rincontrati ieri sera a Palazzo Chigi “per il bene del Paese” e avrebbero concordato: voto sul ddl di riforma del Senato entro il 25 maggio e poi via libera all’Italicum.

E’ questo il bene del Paese o solo le ultime performances preelettorali di due partiti in fibrillazione che tentano disperatamente la loro sopravvivenza? Restiamo ai fatti.

Un PD, che alle ultime elezioni politiche ha raccolto meno del 30 %, grazie ai meccanismi dichiarati illegittimi del porcellum, ha il controllo di tutte le istituzioni del Paese: presidenza della Repubblica, presidenza delle due Camere e un presidente del consiglio, il terzo degli ultimi non eletti, segretario del suo partito, non scelto  dai soli sui legittimi iscritti e che ieri sera ha potuto procedere alla nomina dei massimi vertici delle principali aziende pubbliche italiane. A tutto ciò si aggiunga il dominio prevalente della cultura di sinistra nei massimi organi giurisdizionali e siamo a una situazione di governo dell’Italia  che nemmeno il vecchio Togliatti si sarebbe mai sognato per il suo partito.

Un’occupazione dell’Italia in perfetto stile bolscevico. Fosse avvenuto al tempo della DC o del berlusconismo trionfante avremmo le barricate nelle piazze.

Un partito di Forza Italia alla rotta di Caporetto, con un leader in attesa di conoscere se e quali margini di agibilità politica gli riserverà la magistratura, costretto a mendicare udienza dal Giamburrasca fiorentino e a garantire allo stesso la continuità di un patto scellerato attraverso il quale i due del Nazareno mirano a conservare un bipolarismo anomalo e a realizzare  una trasformazione istituzionale dell’Italia per vie improprie e illegittime.

Noi ci auguriamo che con il voto alle europee gli elettori italiani sapranno far saltare questa inquietante situazione di evidente patologia del sistema, per creare le condizioni favorevoli a un ritorno di normalità democratica.

 

Serve un nuovo parlamento eletto con il sistema configurato dalla decisione della Corte costituzionale con funzione costituente, indispensabile per procedere alle non rinviabili riforme costituzionali, espressioni non degli interessi esclusivi dei due partiti declinanti, ma dell’autentica realtà del Paese.

E servirebbe tanto più coraggio per ricostruire al centro quell’unità dei popolari della cui cultura politica  l’Italia ha una tremenda necessità.

Ettore Bonalberti

www.lademocraziacristiana.it

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www.don-chisciotte.net

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