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Palazzo Chigi pronto a prendere il comando dell’Aerospazio italiano

Lontana dalla visione romantica e pionieristica di geniali scienziati isolati proiettati alla comprensione dei segreti dell’universo, la frontiera dello Spazio presenta una vasta gamma di implicazioni. La sua esplorazione produce ricadute importanti nel terreno della medicina, della sicurezza e difesa, dell’ambiente, dell’economia.

E richiede un’intelligente e lungimirante programmazione politica, in grado di creare una sinergia feconda tra studiosi, imprese, agenzie pubbliche. È il messaggio emerso nel corso della Seconda Conferenza nazionale sulle Attività spaziali, promossa dal Dipartimento Economia del Partito democratico.

Un terreno multi-disciplinare

L’iniziativa è finalizzata a individuare le modalità con cui il nostro paese si prepara a due scadenze rilevanti per lo sviluppo dell’intera filiera: il semestre di presidenza italiana dell’UE e la riunione dei ministri dei 20 Stati aderenti all’Agenzia Spaziale Europea. Appuntamenti in vista dei quali si rivelerà fondamentale il grado di sviluppo dell’osservazione della Terra, dei sistemi di navigazione satellitare, delle telecomunicazioni spaziali, della ricerca scientifica.

Progressi e ritardi

È evidente il considerevole riflesso economico di un comparto che richiede e fornisce alta qualificazione ai 7mila addetti, promuovendo un tessuto imprenditoriale a elevata tecnologia un livello avanzato di servizi. Grazie al nuovo sistema satellitare Galileo – il programma europeo messo a punto per integrare la rete di telecomunicazioni americana GPS – si sono registrati passi in avanti nella sorveglianza marittima, ambientale, terrestre.

Un settore di eccellenza per l’Italia, in grado di promuovere legami strategici con la politica di difesa e di accrescerne il ruolo internazionale. Nel quale tuttavia, in contro-tendenza rispetto al resto delle nazioni occidentali, il nostro pese ha rallentato i programmi di finanziamenti.

Le sfide dell’Aerospazio

L’effetto di una politica così miope viene illustrato da Enrico Ceccotti, responsabile Aerospazio nel Dipartimento economia e lavoro del PD: “L’Italia è il 5° Paese al mondo per tasso di sviluppo della filiera. Ma rischia di scendere nel ranking globale in assenza di una strategia adeguata di investimenti”. Scelta tanto più grave, precisa l’esponente del Nazareno, pensando a tre dossier strategici. La realizzazione delle piattaforme di lancio come Vega, costruita dalla società Avio partecipata al 30 per cento dall’Agenzia spaziale italiana. Il compimento della Stazione spaziale europea. La determinazione dei rapporti tra istituzioni comunitarie e Ente spaziale europeo, che presenta uno status giuridico intergovernativo aperto al contributo di governi extra-UE e di cui il nostro paese è il 3° contributore con 45 milioni annui.

Allargare le prerogative dell’Agenzia spaziale

Ma un’agenda così ambiziosa, rimarca il rappresentante democrat, richiede una rinnovata governance pubblica dell’ASI, per troppo tempo ritenuta appannaggio del Ministero per l’Università e la Ricerca. Le sue competenze spaziano dall’ambiente alla sicurezza: “Oltre alla necessaria opera di trasparenza e valorizzazione delle professionalità interne, l’organismo merita una piena integrazione con gli atenei e le aziende. Perché non può essere una realtà di pura ricerca”. Per questa ragione il PD chiede che il suo controllo venga attribuito alla Presidenza del Consiglio, e che l’intera filiera aerospaziale goda di finanziamenti miranti a supportare le sue ricadute commerciali e lavorative.

Nessuna privatizzazione

Forte contrarietà alle ipotesi di privatizzazione dell’ASI viene dal suo Commissario straordinario Aldo Sandulli: “Tutte le nazioni europee, compresa la liberale Gran Bretagna, si sono dotate di organismi statuali per mettere in connessione la ricerca scientifica, l’innovazione e la crescita produttiva”. Il che, osserva il giurista augurandosi a breve un governo ordinario dell’ente, comporta una limpida definizione dei confini tra indirizzo politico, manageriale, scientifico; l’eliminazione delle commistioni e conflitti di interesse tra l’agenzia e le aziende del settore; una riduzione delle spese di gestione delle strutture e del personale, che sottraggono fondi alla ricerca.

La voce delle imprese

La richiesta di un “sistema Paese” attorno a cui creare una sinergia costante con gli operatori internazionali giunge dal vice-presidente esecutivo di Finmeccanica Giovanni Soccodato. Mentre Luigi Pasquali, amministratore delegato di Telespazio – joint-venture tra Finmeccanica e Thales tra i principali gruppi mondiali nei servizi satellitari – punta il dito contro un budget che non permette all’Agenzia spaziale italiana di realizzare gli investimenti adeguati. Un orientamento a suo giudizio poco ragionevole alla luce dei programmi e degli stanziamenti europei già avviati nella ricerca e innovazione satellitare con il semestre di presidenza greca. E che spetterà all’Italia implementare per la fine del 2014.

La portata delle sfide che attendono il nostro governo viene evidenziata da Emanuele Rizzo, segretario generale dell’associazione ASAS creata per valorizzare le applicazioni e i servizi basati sulle tecnologie spaziali: “Pianificazione rigorosa e confronto approfondito tra istituzioni, scienziati, operatori economici. Aumento delle risorse pubbliche per proseguire nella competizione europea, e per le indubbie ricadute di un settore che nel 2011 fatturava nel pianeta 289 miliardi di dollari”.

L’impegno del PD

Argomentazioni che trovano adesione parziale nel responsabile per l’Economia del Partito democratico Filippo Taddei. Lo stato attuale di crisi, spiega, porta a un restringimento dei fondi anche per il settore aerospaziale. Ma è giunta l’ora di invertire la rotta. Ai suoi occhi l’unico modo per farlo, visto che sarà difficile tornare al budget pre-crisi – è cambiare il paradigma di politica industriale, individuando i pochi comparti in cui investire con coraggio: “A questo fine sarà improntata l’azione di coordinamento che Palazzo Chigi si accinge a esercitare”.

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