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Europee, la battaglia di Renzi, Grillo e Berlusconi

Le elezioni europee sono alle porte e gli obiettivi dei principali leader dei partiti italiani iniziano a delinearsi all’orizzonte, tra strategie elettorali e politiche di governo.

RENZI E LA FRAMMENTAZIONE DEL PD

Matteo Renzi gioca sulla sua immagine e sulle promesse, mantenute (in prospettiva) anche se con qualche ritardo, rispetto al crono programma di governo sul quale ha richiesto la fiducia alle Camere a inizio mandato. La sua leadership ha il compito – almeno così pare stia interpretando il ruolo di premier – di non far notare agli elettori le divergenze e la frammentazione insita del Partito Democratico. Un arduo compito che ha visto sgretolarsi dirigenti di ogni area e di ogni provenienza politica nel corso di questi otto anni e mezzo del nuovo soggetto politico che ha visto riunire sotto la stessa bandiera post comunisti e post democristiani. Un obiettivo, comunque, che al momento i sondaggi e l’opinione pubblica sembra individuano sia raggiungibile, con il PD che potrebbe – il prossimo 25 maggio – sfondare la soglia del 30% e accreditare la figura di Matteo Renzi anche elettoralmente alla guida del Paese con un mandato pieno e forte per completare, almeno ipoteticamente , il cammino delle riforme.

GRILLO E IL CENTRODESTRA DA SUPERARE

Beppe Grillo, ha capito forse più di ogni altro come si fa politica elettorale. Colui che vuole distruggere il modo di fare politica degli ultimi vent’anni, continua a dimostrarsi il principale figlio del format usato da diversi nel corso di questo ventennio. La politica delle accuse e quella delle offese non lascia fuori nessuno dalla bagarre, riuscendo finanche a far arrabbiare la comunità ebraica. Il gioco è semplice, come anche il presunto obiettivo: incunearsi tra gli scontenti per recuperare potere elettorale e accreditarsi come una delle maggiori forze del Paese. Lo slogan “Andare in Europa per cambiare da lì l’Italia” è quasi paradossale, per chi continua ad accreditarsi come forza “no Euro”, ma la linea marcata forse è più semplice delle supposizioni. L’obiettivo non è diventare il primo partito. Compito troppo difficile per chi fin’ora ha fatto capire di essere bravo solo a stare all’opposizione a prescindere.

Il fine, sembra quello di scavalcare il centrodestra berlusconiano, perché è quello al momento il bacino di voti più facile da cui attingere, insieme a quello leghista e secessionista. Arrivare secondi per far paura e contare maggiormente in eventuali crisi di governo per provare a vincere le successive elezioni, dove l’ipotetico Italicum non è detto diventi un vero problema per i penta stellati. E quello slogan che da Bruxelles si possa puntare a cambiare Roma, alla fine rischia di diventare l’esatto opposto, dove, accreditandosi a livello internazionale possa diventare punto di forza per la vera partita, quella che si gioca in casa.

BERLUSCONI ALL’ANGOLO

Silvio Berlusconi, dopo i servizi sociali rimane sempre più all’angolo. Forza Italia e il suo leader continuano a contare gli addii e a capire come affrontare una campagna elettorale che rischia di diventare una debacle, mentre per la prima volta Berlusconi (Silvio) non sarà in lista in elezioni di portata nazionale. Il nome nel simbolo può anche servire qualcosa a livello elettorale, ma non di certo a livello politico. Colui che nel bene o nel male è stato il principale leader politico, carismatico e mediatico degli ultimi decenni esce di scena, screditato da una condanna, monco di un’ala dei moderati che l’ha abbandonato e circondato solo di fedelissimi e “interessati”.

L’obiettivo è rimanere il secondo partito a livello nazionale e fermare la trasfusione di elettori verso il più accattivante Renzi, il più “rivoluzionario” Grillo e il più moderato Alfano. Un’impresa che rischia di far sprofondare la seconda forza politica del Paese verso una terza piazza, che rafforzerebbe la presidenza del consiglio targata Renzi e che farebbe in modo che l’ex delfino Alfano abbia tutto il tempo di organizzarsi sul territorio evitando le solite minacce di “elezioni subito”, con lo spettro di diventare da auspicante primo partito a formazione di secondo livello sullo scacchiere nazionale.

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