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Corriere della Sera, la coppia Alesina&Giavazzi accusa ma non fa mea culpa

Si sa, è più facile consigliare che agire. E’ più semplice giudicare che governare. E’ piu agevole criticare che decidere. Per questo non ci si dovrebbe stupire troppo se prestigiosi editorialisti incorrono in qualche defaillance. Ma a meravigliare è la scarsa propensione ai mea culpa rispetto al profluvio di accuse.

Succede che Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, gli editorialisti di punta dell’economia e della finanza del Corriere della Sera oggi criticano l’Europa per aver dato troppo rilievo in questi anni ai deficit e ai debiti statali, trascurando la rilevanza sistemica del capitale delle banche.

Scrive la coppia turbo liberista Alesina&Giavazzi oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera: “La ragione, forse la più importante, che spiega perché i Paesi dell’euro stanno impiegando tanto più tempo degli Stati Uniti ad uscire dalla crisi riguarda le banche e, in particolare, la mancanza di credito. Questo è accaduto perché, negli interventi di politica economica successivi alla crisi, abbiamo fatto le cose nell’ordine sbagliato. Abbiamo cercato di ridurre i debiti e i deficit dei conti pubblici, dimenticandoci o quasi delle banche. Ma senza credito un’economia non funziona e quindi non cresce, e senza crescita rimettere in ordine i conti è molto difficile”.

Ohibò, ben detto. Peccato che la fissazione di ridurre deficit e debiti statali sia stata dettata, assecondata e favorita anche da editorialisti come Alesina&Giavazzi che per anni hanno battuto sul tasto del rigore assoluto nella finanza pubblica come panacea di tutti i mali. Solo la riduzione del deficit era la premessa di magnifiche sorti e progressive per le economie continentali, era il mantra della coppia. Senza neppure considerare il diverso ruolo avuto dalle banche centrali in Europa e in America.

Ora invece Alesina&Giavazzi scoprono che negli Usa ci si è comportati diversamente: “Il governo federale degli Stati Uniti ha prima obbligato gli istituti di credito a ricostituire il capitale perduto durante la crisi, solo dopo si è occupato della finanza pubblica”.

Perbacco, se in Europa si seguiva questa strada ci sarebbero stati sicuramente in Italia valenti e prestigiosi economisti che dalla prima pagina del primo quotidiano si sarebbero stracciate le vesti accusando governi e istituzioni di dirigismo e interventismo.

Vero, Alesina&Giavazzi?

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