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Così Bergoglio appoggiò la canonizzazione di Wojtyla

Nell’autunno del 2005 l’allora sessantanovenne arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, venne chiamato a deporre dal tribunale della diocesi di Roma all’inizio del processo romano per la causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. L`inchiesta diocesana istruita a pochi mesi dalla morte di papa Wojtyla, si chiuse appena due anni più tardi, il 2 aprile 2007.

Interpellato in qualità di teste oculare al processo, Bergoglio iniziò così la deposizione riportata da Stefania Falasca in un articolo su “Avvenire”: “Depongo per scienza diretta e quindi riferirò quella che è stata la mia esperienza personale del Servo di Dio Giovanni Paolo II”.

“Per quanto attiene all`ultimo periodo della sua vita è noto a tutti, anche perché non sono stati posti limiti ai mezzi di comunicazione sociale e d’informazione, come egli abbia saputo accettare le proprie infermità e sublimarle inserendole nel suo piano di attuare la volontà di Dio. Voglio sottolineare che Giovanni Paolo II ci ha insegnato, non nascondendo nulla agli altri, a soffrire ed a morire, e questo, secondo il mio parere, è eroico”, dichiarava Papa Francesco.

Rispondendo alle domande finali di rito riguardanti la fama di santità, che chiudono l`interrogatorio, Bergoglio affermava: “Non sono al corrente di doni particolari doni carismatici, di fatti soprannaturali o fenomeni straordinari nel Servo di Dio mentre era in vita. Mentre era in vita Giovanni Paolo II io l’ho sempre considerato un uomo di Dio e così la maggior parte delle persone che in qualche modo entravano in contatto con lui”.

Poi concludeva: “La sua morte, come ho già detto, è stata eroica e questa percezione credo che si possa dire universale, basti pensare alla manifestazione di affetto e di venerazione riservatagli dai fedeli e non durante i novendiali ed al suo funerale. Dopo la sua morte la sua fama di santità è stata confermata dalla decisione del Santo Padre Benedetto XVI di eliminare l’attesa dei cinque anni prescritta dalle norme canoniche, permettendo l’avvio immediato della sua causa di canonizzazione. Altro segno è il continuo pellegrinaggio sulla sua tomba di gente di tutti i ceti e di tutte le religioni”.

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