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Difesa, ecco perché bisogna tagliare con cautela. Parla Berselli (Ncd)

Tagliare nella Difesa si può, a patto che lo si faccia con equilibrio e intelligenza. A sostenerlo è Filippo Berselli (Nuovo Centrodestra), responsabile forze dell’ordine e comparto sicurezza del partito di Angelino Alfano e già sottosegretario alla Difesa del secondo e terzo governo Berlusconi, che in una conversazione con Formiche.net spiega la sua opinione sulla sforbiciata annunciata per il settore dal governo Renzi.

Senatore, perché il Governo intende ridurre ulteriormente gli investimenti in Difesa? Si preannuncia un taglio al numero di F-35 e non solo.
Per esigenze di bilancio. Siamo un Paese senza risorse illimitate e purtroppo dobbiamo operare delle scelte.

Rinunciare a qualche aereo ci consentirà davvero di risparmiare? Non sarebbe meglo aggredire gli sprechi?
Certo, sempre meglio tagliare gli sprechi. E dirò di più: sono convinto che se avessimo risorse a sufficienza dovremmo acquistarli. Gli F-35 sono ottimi prodotti. Ma condivido la scelta di ridurne il numero. Siamo un Paese che non affronta guerre, ma missioni di pace integrate altri Paesi. Per noi è importante avere poche cose, ma tecnologicamente all’avanguardia, da mettere in condivisione con i partner Nato e Onu.

Ciò non significherà ridurre anche i vantaggi per le aziende italiane impegnate nel programma?
Il caccia di Lockheed Martin vede impegnate alcune nostre imprese, come Alenia Aermacchi, su un piano indiretto. Invece, visto che possiamo spendere poco, dovremmo privilegiare acquisti che supportino direttamente l’industria nazionale, come il consorzio Eurofighter.

Eurofighter ed F-35 però sono velivoli diversi.
Di questo ne sono consapevole, ma come detto prima dobbiamo scegliere.

Il politologo Angelo Panebianco ha segnalato sul Corriere della Sera i rischi di una deriva anti-militarista e di uno Stato senza forza. Pensa ci sia il pericolo per l’Italia di avere un ruolo meno importante sul piano internazionale a causa dei tagli nel settore della Difesa?
Quando un Paese deve affrontare un debito pubblico delle nostre dimensioni, deve far fronte a qualche sacrificio. Non sono anti-militarista né anti-americano. Tanto per citare un caso, come quello dei marò, non penso che cose del genere ci accadano perché contiamo meno sul piano internazionale. Avere più F-35 non sarebbe servito. Piuttosto dovremmo avere maggior senso dello Stato e orgoglio nazionale. E poi credo che la nostra struttura di Difesa vada ripensata, magari in ottica europea.

Il presidente americano Barack Obama ha chiesto agli alleati Nato di non tagliare ulteriormente i suoi investimenti. Gli Stati Uniti, ha detto, non possono farsi carico totalmente della Difesa europea.
E ha ragione, non bisogna tagliare indiscriminatamente, ma rendere tutto più efficiente e pensare anche che una parte rilevante dei costi non è solo l’acquisto, ma anche ciò che viene dopo, ovvero la manutenzione. Per farlo bisogna ragionare su politiche integrate.

Il nostro Paese è quello che taglia maggiormente in Europa, come dimostrano i dati dell’ultimo rapporto Sipri.
Il problema non è tanto il taglio in sé, quanto che questo avvenga senza nessun coordinamento. Io credo sia arrivato il tempo per una Difesa comune, fatta anche di un unico esercito e della rinunzia a tutti i doppioni che ogni Paese possiede.

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