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Perché Bruxelles chiederà a Renzi una (folle) manovra correttiva

Le Previsioni di primavera della Commissione costituiranno il primo banco di prova per il quadro di finanza pubblica delineato nel DEF 2014. Molto probabilmente, le stime europee sull’indebitamento saranno meno favorevoli di quelle assunte dal nostro governo, tanto per gli andamenti nominali che per quelli strutturali. Sarà importante tenere i due livelli di valutazione ben distinti.

INDEBITAMENTO NOMINALE

Per quello che riguarda l’indebitamento nominale, il DEF indica un’evoluzione molto positiva già nei valori tendenziali. Il disavanzo si ridurrebbe dal 3% del 2013 al 2,6% di quest’anno e fino allo 0,3% del 2018. Risultati, come mostra il grafico, di assoluto rilievo nella prospettiva storica (si tornerebbe sui valori degli anni Sessanta) e tali da conservare stabilmente l’indebitamento al di sopra di quel limite del 3% che, prima dell’introduzione della nuova governance, costituiva il riferimento per le procedure di sorveglianza europee. Le stime del CER non avvalorano completamente le quantificazioni ufficiali: ancora quest’anno vi sarebbero difficoltà a portare il disavanzo al di sotto del 3% e a fine periodo il saldo sarebbe ancora superiore all’uno per cento. Anche nella nostra lettura meno ottimistica, l’indebitamento nominale registrerebbe comunque una continua riduzione, sufficiente a riportarne i livelli in prossimità dei minimi locali del 2000 e del 2007.

grafico 1

Risultati da considerare di assoluto rilievo, perché ottenuti a fronte di una crescita molto inferiore non solo a quella degli anni sessanta, ma anche al picco del 2000 (grafico 2). In larga misura, la stima di un maggiore indebitamento del CER è proprio ricollegabile alla previsione di una minore crescita (vedi sempre grafico 2) e avrebbe quindi a che fare con le difficoltà di sviluppo della nostra economia e non con un inadeguato controllo del
bilancio.

ATTENDIBILITÀ QUADRO GENERALE

Le stime della Commissione daranno quindi, in primo luogo, un’indicazione di attendibilità di questo quadro tendenziale. Riteniamo che un effettivo allarme possa sorgere solo nel caso le previsioni europee siano peggiori non di quelle del Governo (fatto quasi scontato), ma di quelle indipendenti del CER. Se così dovesse essere, occorrerà verificare con grande attenzione la sostenibilità del quadro di finanza pubblica contenuto nel DEF e non escludere la necessità di interventi correttivi.

grafico 2

INDEBITAMENTO STRUTTURALE

Venendo all’indebitamento strutturale, il DEF incorpora esplicitamente il mancato rispetto degli obiettivi europei per il 2014, ma conferma il “sostanziale” raggiungimento del pareggio già dal prossimo anno (grafico 3). Per conseguire questo risultato, sarà però necessario adottare una correzione complessiva di sei decimi di punto nel 2015-2016, tale da portare il saldo nominale addirittura in attivo nel 2018 (sarebbe la prima volta dal 1925!).

AGGIUSTAMENTI

Dunque, già nel DEF è previsto un aggiustamento del saldo nominale, nonostante quest’ultimo presenti, come visto, un andamento tendenziale assolutamente virtuoso. E’ chiaro che, a parità di altre condizioni, anche una simile correzione sarebbe però insufficiente a fronte di una previsione di indebitamento nominale superire a quella indicata nel DEF. Vi è quindi la probabilità che la Commissione (se non nelle Previsioni di primavera, nelle Raccomandazioni del prossimo 2 giugno) richiami l’Italia a una maggiore severità della politica di bilancio perché:
– gli obiettivi di indebitamento strutturale per il 2014 non sarebbero comunque rispettati;
– la correzione prospettata per gli anni successivi non sarebbe sufficiente dal momento che l’indebitamento nominale, pur in riduzione, rimarrebbe al di sopra del livello compatibile col pareggio strutturale.

Di fronte a eventuali richiami di questo segno occorrerà però interrogarsi con serietà sull’utilizzo che viene fatto, nell’ambito delle procedure europee, del concetto di saldo strutturale e sulla pretesa di inasprire la manovra di finanza pubblica anche in presenza di forti riduzioni dell’indebitamento nominale. Il rischio, evidentemente, è di condurre la nostra economia al “mortal sospiro”.

grafico 3

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