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Io, renziano, dico: Renzi è andato nel pallone all’Olimpico

Più di chiunque altro, chi ha perso l’indecente partita giocata sabato sera all’Olimpico è stato Matteo Renzi. Dai sepolcri imbiancati (presidenti di Senato, di Leghe calcio, di società, prefetti, questori) non ci aspettavamo niente. Da lui sì. In risposta alla rivolta anti Stato andata in onda urbi et orbi, non volevamo sorbirci il balbettio dei telecronisti, le mezze frasi dei burocrati, gli sguardi imbambolati delle autorità, l’osceno protagonismo dei mentecatti da stadio. Volevamo vedere un leader in azione, nella prima vera emergenza che gli si è parata davanti.

Cosa avrebbe potuto fare Renzi? Qualunque cosa. Qualunque. Andare via infuriato dallo stadio (senza tornare) e lasciare tutti lì, a cuocersi nel loro brodo, per poi convocare ieri notte i responsabili della sicurezza pubblica, accertare lo svolgimento dei fatti e, con un tweet di prima mattina, licenziarne qualcuno. Oppure decidere insieme a loro di non fare giocare la partita e affrontare l’emergenza dell’ordine pubblico da capo militare. Oppure farla giocare la partita, ma subito, comunicando lui stesso in tempo reale quello che era avvenuto, scendendo in campo, prendendosi gli insulti o anche peggio, andando lui a parlare con le bestie delle curve.

Qualunque cosa avrebbe potuto fare Renzi. Perché in circostanze del genere non vale la decisione in sé che si prende, ma come la si prende. Se è tale, un leader deve dimostrare di saper prendere in mano e gestire un’emergenza, scontando le incertezze, le difficoltà e i rischi che si corrono in situazioni del genere, qualsiasi decisione si assuma.

Invece, fare finta di niente, tornare a vedersi la partita a buriana terminata come se niente fosse accaduto, non è stato un bel vedere. Renzi è sembrato Rumor redivivo, non il Rottamatore.

Dopo 70 giorni, ieri ha fatto il suo primo, serio errore. Inatteso, proprio sul terreno in apparenza a lui più congeniale: quello di comunicatore. Lo pagherà, temo.

Leggi il commento sul sito Il Rottamatore

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