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Il Ppe tra passato e futuro

Molto probabilmente mai come in questo caso vi sarà un ampio dibattito proprio sullo stadio attuale del processo di integrazione europea.

L’imminenza delle elezioni politiche per il Parlamento europeo ha già infatti determinato un dibattito molto acuto proprio in riferimento alla fase attuale del processo medesimo.

Stiamo infatti discutendo sull’euro in qualche modo proprio per decidere se andare avanti verso ulteriori fasi di integrazione o se sostanzialmente affermare di volere prendere atto che il processo di integrazione si trova persino di fronte alla possibilità di mettere in gioco lo stadio attuale dell’integrazione medesima.

Questa questione riguarda in modo particolare anche lo stesso Partito popolare europeo.
Come sappiamo infatti, fu proprio quasi alla vigilia della prima elezione popolare del Parlamento europeo che nacque formalmente il Ppe.

Non si trattò allora di una questione puramente lessicale perché in quell’anno – 1976 – si discusse molto se proseguire lungo la strada della aggregazione europea di partiti democristiani che avevano dato origine proprio al processo di integrazione o se assumere un nome nuovo che rappresentasse per una verso la continuità cristiana ma per altro verso fosse aperto alla integrazione di Gran Bretagna e Danimarca che ne erano fino ad allora rimaste escluse.

Il passato pertanto richiama alla mente del Ppe una questione che è al medesimo tempo di identità e di allargamento: l’ispirazione cristiana rimaneva alla base del nuovo partito ma il nome fu scelto proprio per consentire un ampliamento nell’Occidente filoamericano che in quel momento risultava determinante.

Per noi italiani il nome di Partito popolare risultava del tutto accettabile perché sembrava richiamare anche l’intuizione sturziana originaria. Ma nel passato la questione non si limitò soltanto all’Occidente antisovietico perché, come tutti sappiamo, la conclusione politica dell’Unione sovietica avviene con il cosiddetto Muro di Berlino nel novembre dell’’89 e quella giuridica con il passaggio da Gorbaciov a Eltsin nel 1991.

Di quel passato pertanto è sempre fondamentale avere presenti le due questioni di fondo: profilo identitario cristiano da un lato e principi di economia sociale di mercato dall’altro, alternativi entrambi alla formulazione di partito socialista europeo quale che sia la concreta determinazione nazionale del socialismo medesimo.
Questo infatti è stato ed è ancora oggi il punto di fondo: identità e sistema di valori politico sociali posti a fondamento di quel soggetto politico europeo chiamato Ppe.

Il futuro ci pone oggi di fronte a problemi complessivamente diversi rispetto a quelli che avevano concorso a dar vita al processo di integrazione europea. Siamo infatti in presenza di una fase mondiale di globalizzazione che stenta a trovare un qualche equilibrio.

La globalizzazione appare infatti prevalentemente economico finanziaria mentre il contesto europeo non riesce a essere interlocutore autonomo né in un quadro di grande potenza regionale, né in un quadro di alleato minore degli Stati Uniti.

Le recentissime vicende ucraine stanno infatti a richiamarci proprio al problema di una risposta dell’Europa intera da un lato al rapporto privilegiato con gli Usa testimoniato dalla Nato, dall’altro alla capacità di svolgere un ruolo significativo in un contesto compiutamente multipolare.

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