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Libia, cosa nasconde l’assassinio del numero due dell’intelligence

Il colonnello Ibrahim Al-Senoussi Akila, capo dell’intelligence dell’est della Libia, è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco mentre si trovava vicino all’ospedale di Bengasi, nel centro della città.

A riferirlo sono state fonti ufficiali della sicurezza libica, che hanno poi precisato la dinamica. Senoussi è stato raggiunto da tre spari, di cui uno alla testa, uno al collo e uno al petto, mentre guidava.

LA VIOLENZA CONTINUA
Le violenze dunque non si placano e l’assassinio di Senoussi non è l’unico evento preoccupante di oggi. Dopo le turbolenze dei giorni scorsi – tra cui l’irruzione in Parlamento durante la scelta del nuovo Primo ministro, l’imprenditore Ahmed Miitig (da alcuni considerato alla guida di un governo illegittimo), due ordigni sono esplosi stamani a Derna, nella Libia nordorientale. Una bomba è deflagrata all’interno della moschea Sahaba durante le preghiere del mattino, mentre un secondo ordigno è esploso nella Facoltà di Scienze dell’Università Omar Mukhtar. I due attacchi, stando a quanto riferiscono i media locali, non ha provocato vittime, ma solo danni materiali.

CAOS CRESCENTE

Dopo la guerra civile che ha portato alla caduta di Muammar Gheddafi in Libia si è assistito a un grave deteriorarsi della sicurezza. In assenza di una forza di polizia solida e di un esercito unificato, le autorità dipendono da allora dalle milizie, che sono fuori controllo. La comunità internazionale, da tempo preoccupata per quanto accade a Tripoli, potrebbe ora intervenire. Nel corso di una recente visita a sorpresa nel Paese, il vicesegretario di Stato americano William Burns ha avvertito le forze politiche e il governo che se l’instabilità politica del Paese non venisse risolta entro i prossimi due mesi, il presidente americano Barack Obama, in coordinamento con l’Unione europea, invierà un rappresentante speciale per prendere in carico la transizione politica nel Paese.

L’INDIFFERENZA DELL’ITALIA

Seppur rivolte ai leader libici, le parole di Burns sono suonate come una sveglia all’Europa, e in particolare all’Italia, a cui gli Usa chiedono da tempo di impegnarsi maggiormente per assumere un ruolo di guida nell’area mediterranea. Finora Roma – malgrado abbia ospitato a marzo la Conferenza internazionale per discutere del futuro del Paese e nonostante l’appello di Barack Obama durante il suo ultimo incontro con Matteo Renzi -, ha fatto poco. E negli scorsi giorni è stata l’autorità delegata per la sicurezza nazionale e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Marco Minniti, a rinnovare l’allarme: solo sei mesi (e a questo punto anche meno) per intervenire ed evitare che la Libia scivoli irrimediabilmente nel caos.

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