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Così Federica Guidi vuole limare la bolletta elettrica

Da 700 a 900 milioni di euro da recuperare tramite lo spalma-incentivi obbligatorio e retroattivo per il fotovoltaico e l’autoconsumo. Sono due degli interventi che bollono nella pentola del decreto per ridurre del 10% la bolletta delle PMI, che dovrebbe arrivare a giugno. Altri soldi a spese delle rinnovabili non programmabili si vogliono ottenere facendo pagare loro i costi di sbilanciamento, mentre va segnalata la previsione di introdurre prezzi negativi alla Borsa elettrica, che possono verificarsi nelle ore di massima produzione rinnovabile.

Tra le varie indiscrezioni sulle intenzioni del Governo qualche dettaglio in più emerge da una presentazione del MiSE circolata in questi giorni, che mostra quelle che dovrebbero essere le linee-guida per il provvedimento.

Il pacchetto di misure proposto interviene sia su voci tariffarie specifiche, sia su componenti strutturali. Dovrebbe produrre risparmi per 1.900-2.900 milioni di euro su base annua, due terzi dei quali andranno a beneficio delle sole bollette delle PMI. Le incertezze sulla stima, si spiega, derivano da due ragioni: alcune misure, sono dominate da alea sul gettito, che è legato a fattori non controllabili; altre dipendono dalla maggiore o minore radicalità che il governo intenderà adottare in sede di scrittura delle norme.

Come detto, accanto allo spalma-incentivi volontario, previsto dalla legge “Destinazione Italia” (dal quale si attende un gettito di 100-250 milioni di euro), si parla di una rimodulazione degli incentivi obbligatoria. Dalla misura è atteso un gettito di 700-900 milioni, che andranno a beneficio delle piccole e medie imprese.

Altro intervento è quello sull’autoconsumo. Numerosi gli altri fronti sui quali si conta di risparmiare. La delibera dell’Aeeg – attualmente all’esame del Consiglio di Stato – che prevede di far pagare alle rinnovabili non programmabili gli oneri di sbilanciamento, anziché socializzarli come in precedenza, secondo il MiSE dovrebbe portare 100 milioni di euro l’anno. La riforma della componente Costo Evitato di Combustibile (Cec) per gli impianti Cip6dovrebbe dare altri 180 milioni.

Altre risorse verrebbero dalla riduzione delle agevolazioni per specifiche categorie di consumatori. Si risparmierebbero 100-150 milioni di € con un giro di vite sugli sconti per la cosiddetta interrompibilità. Altri 120 milioni verrebbero da tagli alle esenzioni alle Ferrovie dello Stato, che verrebbero mantenute solo per i consumi imputabili al servizio universale, eliminandole per i servizi a mercato (come l’alta velocità). Stop anche al trattamento di favore per Vaticano San Marino, rispettivamente dal 2014 e dal 2015, una misura che porterebbe 10-20 milioni, mentre altri 20 milioni verrebbero recuperati dagli sconti agli ex-dipendenti delle società elettriche.

Molte le azioni che si intendono intraprendere anche per quanto concerne i costi di sistema. C’è una spalmatura triennale del fondo garanzia ricavi di Terna (dovrebbe dare 40-80 milioni); un taglio ai costi di funzionamento del GSE (50 milioni); la riduzione di colli di bottiglia (100-300 milioni anche grazie al completamento del collegamento Sicilia-Continente); lo spostamento alla fiscalità generale della componente A2 che remunera i costi di smantellamento delle vecchie centrali nucleari (100-300 milioni); una stretta sulla remunerazione degli investimenti nelle reti (100-300 milioni); interventi contro abusi di potere di mercato e intensificazione dei controlli sui beneficiari degli incentivi.

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