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chi fa lobby per la net-neutrality?

Da quando la Federal Communication Commission ha aperto uno spiraglio sulla possibilità di andare oltre la net neutrality, non si parla d’altro. Da una parte, i “buoni”, quelli che sostengono che internet debba avere la stessa velocità per tutti. Dall’altra i “cattivi”, in particolare le grandi compagnie telefoniche, che vorrebbero offrire internet ancora più veloce ai loro clienti, facendosi pagare profumatamente, s’intende. Per questo il dibattito appassiona tanto. Perché oppone l’ideale dell’internet libero e uguale per tutti al principio base del capitalismo: chi più paga ha più diritti degli altri.

Ma la decisione della FCC non è arrivata dal nulla. è frutto di un decennio di confronto serrato tra lobbisti pro-neutralità e anti-neutralità. Lo ha dimostrato recentemente la SunLight Foundation, che è andata a leggersi tutti i lobbying report delle grandi aziende, per capire chi, come e perché ha fatto lobbying pro o contro la neutralità della rete.

la parola Net neutrality appare per la prima volta in un lobbying report nel 2005, cioè circa 10 anni fa. La distinzione tra favorevoli e contrari è subito chiara: tra i primi Level2, Google e Microsoft. Tra i secondi Verizon, AT&T, Comcast e tutti gli operatori telefonici che offrono servizi di accesso alla rete. Questo grafico mostra la frequenza con cui la parola è stata usata dalle prime 20 organizzazioni di settore:

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fateci caso, considerata l’intera classifica anti e pro sono sullo stesso livello. Se però assumiamo l’intensità del lobbying pro o contro neutralità della rete, allora lo squilibro è evidente: 176 lobbying reports che, nell’arco del decennio, menzionano azioni di pressione a favore della neutralità, a fronte di 472 contrari. Il che produce una disproporzione di circa 2,7 a 1.

Il dato è confermato dalla spesa per lobbying a favore o contro la neutralità della rete. Ci attestiamo su una differenza di 5 a 1 nella spesa (ridotta solo recentemente, dopo il massiccio intervento di Google, che ha ridotto la sproporzione a 3 a 1). Ecco il grafico:

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Nella top 5 degli spenders per attività di lobbying sulla neutralità della rete, 4 sono contrari, mente 1 solo – Google – è favorevole. A dimostrazione del fatto che, sebbene sia stato un investimento di lungo periodo, la strategia di pressione delle grandi aziende telefoniche alla fine ha pagato. è prematuro dire se da qui a pochi mesi avremo internauti di serie a e di serie b. Ci vorrà, forse, più tempo.  Nel frattempo la macchina del lobbying continuerà a lavorare.

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