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Europee 2014, quadro nazionale e cornice comunitaria

I giorni conclusivi di questa campagna elettorale possono indurre ad una qualche riflessione più di lungo periodo che non di impatto esclusivamente elettorale.
Non vi è alcun dubbio che si stia sostanzialmente combattendo una complessa vicenda politica nella quale stentano a trovare collocazione adeguata da un lato l’antica contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra – sostanzialmente oggi rappresentate dal Pd da un lato e da Forza Italia e Ncd dall’altro – e dall’altro la contrapposizione posta in evidenza soprattutto da Grillo che appare invece orientata ad una sorta di radicale oltre che nuovo bipolarismo tra “noi” da un lato e “loro” dall’altro.

In questo contesto stentano in modo ancora più evidente a trovare spazio elettoralmente significativo sia posizioni ancorate al vecchio bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra (si pensi alla cosiddetta lista Tsipras da un lato e a Fratelli d’Italia dall’altro), sia proposte difficilmente contenibili in una alternativa complessivamente ”moderata” qual è quella che in Europa si è a lungo combattuta fra il Ppe da un lato e il Pse dall’altro.

Il risultato delle prossime elezioni europee sarà pertanto valutato sia alla luce del più antico bipolarismo, per vedere se e in che misura esso è ancora capace di esprimere contestualmente una cultura di identità e una cultura di governo, sia alla luce di un contesto europeo che sembra sempre più caratterizzato dalla probabile presenza nel Parlamento europeo medesimo di soggetti complessivamente nuovi, che appaiono più radicati nel rispettivo contesto nazionale che in quello europeo.

Occorre peraltro aver presente che si tratta di elezioni non destinate né a tradursi immediatamente in nuovi contesti istituzionali nazionali, né in una conclusiva stagione del processo di integrazione europea.

Siamo infatti in presenza di una vicenda che è certamente di rilievo politico anche nazionale, perché si tratta pur sempre di elezioni politiche.

Le conseguenze del voto saranno comunque certamente politiche anche se non sono formalmente destinate a dar vita a nuovi assetti istituzionali concernenti il governo della repubblica e contestualmente la medesima presidenza della repubblica.

Per quel che concerne il contesto europeo occorre infatti aver presente che il molto complesso processo di integrazione non finirà con l’avere immediatamente conseguenze né per quel che concerne il Consiglio europeo – che è composto da capi di stato e di governo europei – né per quel che concerne la Commissione europea, che continuerà ad essere caratterizzata soprattutto dai i rapporti tra gli Stati membri dell’Unione.

Ma il fatto che nel Parlamento europeo finiranno con l’essere presenti forze politiche diversamente rilevanti nei rispettivi contesti nazionali, ma complessivamente caratterizzate da un’accentuazione della quasi mitica sovranità nazionale, finirà necessariamente con l’avere conseguenze sia sul versante del Consiglio europeo, sia sul versante della Commissione.

Occorre infatti essere consapevoli che siamo in presenza di elezioni europee che in qualche modo sono le prime di complessivo rilievo politico all’indomani del Trattato di Lisbona.

Se questo infatti fu deliberato sul finire del 2007, non vi è dubbio che le elezioni europee che si tennero cinque anni or sono, avvenivano ancora in qualche modo nel contesto del processo di ratifica del trattato medesimo, sì che le nuove elezioni europee possono essere considerate in qualche modo le prime di rilievo politico complessivo svoltesi all’indomani del medesimo Trattato.

Sovranità nazionale da un lato e integrazione europea dall’altro rappresentano pertanto le due dimensioni del quadro politico che finirà con l’essere allo stesso tempo nazionale ed europeo.

Dal punto di vista strettamente nazionale le prossime elezioni europee sono chiamate a dare indicazioni significative per quel che concerne la centralità politica italiana: alla lunga stagione della centralità europeistica che fu propria della Democrazia Cristiana, ha finito con il succedere la centralità che ha fatto capo a Silvio Berlusconi in un contesto nel quale si è a lungo contrapposta una politica di “centrodestra” ad una in qualche modo residua “sinistra”.

La nuova centralità in discussione oggi infatti appare essere da un lato quella promossa dall’iniziativa politica di Matteo Renzi, e dall’altro quella indicata da Beppe Grillo: la prima in qualche modo si richiama al Pse, la seconda mette in discussione l’appartenenza stessa dell’Italia al processo di integrazione europea.

Quadro nazionale e cornice europea costituiscono pertanto una complessiva chiave di lettura necessaria per esprimere un giudizio adeguato all’indomani delle prossime elezioni.

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