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La pagella dell’Italia per l’innovazione energetica. Rapporto I-Com

L’Italia, dopo la Spagna, è il paese che meno ha investito in innovazione energetica, ma per i cittadini italiani la ricerca pubblica in ambito energetico resta una priorità. Per gli italiani sono inoltre le lungaggini burocratiche la reale barriera all’accesso alle fonti di finanziamento pubbliche.

IL RAPPORTO INNOVAZIONE ENERGETICA 2014

E’ quanto emerge dal Rapporto Innovazione Energetica 2014 realizzato da I-Com – Istituto per la Competitività guidato da Stefano da Empoli – in vista del semestre italiano di Presidenza dell’UE e della partecipazione di imprese nazionali al programma europeo di ricerca Horizon 2020.

Il Rapporto Innovazione Energetica 2014 – curato da Franco D’Amore, Vicepresidente e Direttore dell’Area Energia di I-Com e illustrato oggi in occasione di un Convegno che ha visto la partecipazione dei protagonisti delle istituzioni, delle aziende, delle start-up e delle principali università ed enti di ricerca –  offre un quadro completo della ricerca e sviluppo nel settore.

SEMPLIFICAZIONE

Il Presidente di I-Com, Stefano da Empoli, ha rilevato che  “la richiesta più pressante delle imprese italiane attive nella R&S in ambito energetico, che identificano nelle lungaggini burocratiche la reale barriera all’accesso alle fonti di finanziamento pubbliche, i cui tempi non collimano con le proprie dinamiche decisionali (inferiori a 6 mesi nel 60% dei casi) è ‘Semplificazione’”.

LA CLASSIFICA DELL’INNOVAZIONE ENERGETICA

Nel 2012 a livello mondiale, la ricerca e sviluppo energetica ha fatto registrare investimenti in linea con il 2011, con un totale di circa 98 miliardi di dollari, trainati dal settore privato, dove gli investimenti rappresentano il 60% del totale, in crescita del 2,1% rispetto al 2011.

La Cina è in testa alla classifica per area geografica, con 42,3 miliardi di dollari e il 44% dell’investimento mondiale. La classifica vede l’Unione Europea e gli USA al secondo e terzo posto, con rispettivamente 18 e 14,5 miliardi di dollari investiti.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

Con un totale di 1,3 milioni di dollari (878 milioni dal privati e 513 dal pubblico), l’Italia, dopo la Spagna, è il paese che meno ha investito in innovazione energetica. Tra i settori che maggiormente hanno attratto risorse nel nostro Paese nel rapporto si segnala l’efficienza energetica con un trend di crescita del 59% negli ultimi dieci anni e i combustibili fossili che si attestano a 43,6 milioni di dollari nel 2012.

PUBBLICAZIONI E BREVETTI

Il numero di lavori scientifici prodotti a livello internazionale subisce una contrazione del 13% nel 2013, con gli USA (14,4% sul totale) che riconquistano la leadership ceduta nel 2012 alla Cina (12,3%).

L’Italia mantiene stabile il numero di pubblicazioni, con un 4,61% degli articoli scientifici usciti nel 2013, pur retrocedendo dal quinto al sesto posto.

I migliori risultati italiani riguardano il campo delle Smart Grid e del Fotovoltaico, dove il nostro settore occupa rispettivamente il secondo e terzo posto mondiale.

Per quanto riguarda le richieste di brevetto, l’Italia conferma però la scarsa capacità di trasformare la buona produzione scientifica sul piano delle opportunità di mercato.

LE DIFFERENZE TRA NORD E SUD

Dal rapporto 2014 di I-Com si evince un doppio binario tra le regioni del Sud e quelle del Nord: le prime eccellono per produzione scientifica (nel 2013 la Campania è prima in Italia per articoli pubblicati con il 14,3% sul totale), mentre le seconde riescono a sviluppare e proteggere la proprietà intellettuale in maniera più efficace e proficua per il business.

IL SONDAGGIO I-COM

L’indagine di I-com condotta su un campione statistico di 1.020 italiani ha evidenziato come l’energia (32,1%) rappresenti, dopo la sanità (48,1%), il settore di ricerca su cui dovrebbero concentrarsi maggiormente gli investimenti pubblici.

Per il 39,7% degli italiani intervistati, a sostenere la ricerca energetica devono essere le istituzioni pubbliche. Secondo il campione rappresentativo le istituzioni che devono sostenere la ricerca energetica sono l’Unione Europea (38,3%) e lo Stato (39,7%)

Quasi un terzo degli italiani (il 30,7%) sarebbe inoltre favorevole ad un incremento della voce della bolletta elettrica dedicata al finanziamento della ricerca energetica mentre il 67% è quantomeno contrario ad una diminuzione.

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