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L’Unità gli scioperi, la lotta e… i buchi neri

Il Cdr dell’Unità ha ragione a reclamare il pagamento degli stipendi di aprile che, come ha denunciato in una conferenza stampa nella sede della casa madre, la Fnsi, non sono stati corrisposti, e un progetto editoriale e industriale per il futuro della testata. E, per questi obiettivi, ha indetto il quarto sciopero del mese di maggio con una significativa variante: non si farà di venerdì ma martedì 27, quindi quello già proclamato per il 30 salta: scioperare il venerdì per non esser in edicola il sabato, oscurando il settimanale allegato, Left, non deve portare bene!

Pure mamma Fnsi ha ragione a rimarcare che l’Unità, per la sua storia e per il suo prestigioso fondatore, il comunista ateo Antonio Gramsci, non può e non deve chiudere: la sua chiusura sarebbe un grave atto contro la democrazia e il pluralismo dell’informazione!

Per venire a capo della difficile, complicata situazione, ma con un mercato sensibilissimo al quotidiano: le 200 mila copie vendute il 16 febbraio scorso per il 90esimo della fondazione sono un’evidente, chiara dimostrazione, ci vuole, però, un confronto tra le parti in causa, Editore e Cdr e, di certo, non il muro contro muro.

Purtroppo tanto il Cdr quanto la Fnsi, in vista dell’Assemblea straordinaria del prossimo 5 giugno, scivolano via nel dare conto della grave situazione finanziaria e della poco efficace gestione manageriale del quotidiano: quanti sono e chi sono i soci che governano la Nie, la società che edita dal 2001 l’Unità, e che hanno portato il quotidiano ad avere, oggi, perdite superiori a 20 milioni di euro, qualcosa come due milioni circa l’anno? Perché la chiamata in soccorso del Pd che ha un risicatissimo 2-3% massimo nella Nie?

Ad aprile – ha spiegato il Cdrci è arrivata la notizia di una possibile liquidazione della nostra società editrice, la Nie, ma ci hanno detto che il giornale avrebbe probabilmente continuato la pubblicazione con un’altra società. Quando però abbiamo chiesto chiarimenti non c’è stata risposta. Dal Pd ci dicono solo che si sta lavorando… Affermazioni generiche: da chi è giunta la notizia della liquidazione e poi del proseguimento con un’altra società? Chi del Pd dice che si sta lavorando?

La segreteria del Pd si sta occupando dell’Unità che non è un problema, ma è un’opportunità da cogliere, assicura a botta calda Stefano Fassina, presente alla conferenza stampa. Detto che sulla esposizione finanziaria, le perdite, non ho titolo, glissa Fassina, è sul piano politico che il dirigente del Pd osserva: il Pd farà in modo di poter sanare il passato e di poter apportare gli investimenti per ripartire sul mercato con un prodotto di successo.

Il Cdr più della Fnsi, essendo parte in causa, è preoccupato per quello che chiama braccio di ferro tra l’attuale socio di maggioranza della Nie, che a settembre del 2013 fece, da solo, la ricapitalizzazione che salvò l’Unità dal fallimento, Matteo Fago e il Pd: Fago, dicono, non vuole mollare e il Pd vuole altro o gli va bene Fago? E’ su questo il Cdr pretende chiarezza. Ma era necessario arrivare al massimo livello degli organismi sindacali?

E a invocare il soccorso del Pd chi è stato, se non il Cdr? Chi altri se non il Pd a volere il rinvio dell’Assemblea straordinaria del 16 maggio a dopo le elezioni europee? E che c’entra l’ultimo arrivato, Fago, con le perdite accumulate dal 2001 al 2014?

E ancora: se ha suscitato scandalo l’ingresso di Claudia Maria Ioannucci in una delle società che partecipano al capitale della Nie, contando neanche il 2%, per i suoi trascorsi in Forza Italia, perchè si tace sulla Chiara srl di Massimo Ponzellini agli arresti domiciliari per reati fiscali che tra i soci annovera il tandem già sperimentato all’Unità con risultati non brillanti, Furio Colombo e Antonio Padellaro oggi alla guida del Fatto quotidiano, con una vecchia conoscenza dell’Unità, Marco Travaglio.

Ci sono buchi neri che meriterebbero un supplemento di approfondimento da parte del Cdr e pure di mamma Fnsi prima di urlare a squarciagola: l’Unità rischia la chiusura, facendo cil gioco della concorrenza, in primis del famelico Fatto quotidiano e nuocendo gravemente ai tanti redattori dell’Unità che per età anagrafica e contributiva sono senza alcuna protezione.

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