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Lettera al nuovo centrodestra mai nato

Si è nuovi quando si guarda avanti, si ammettono gli errori del passato e si cambia strategia in maniera radicale, quando si capisce che in un processo politico c’è bisogno di facce e metodi nuovi.
Si è nuovi quando si lascia nell’album dei brutti ricordi l’esasperazione del leader, i cerchi magici, le decisioni prese nelle stanze buie, i giochi di corrente e così via.

LA NASCITA DEL NUOVO CENTRODESTRA

Il grande successo in termini di aspettative del Nuovo Centrodestra nasceva proprio dalla grande esigenza della base del vecchio Popolo della Libertà di avere un ricambio generazionale, che non necessariamente significasse togliere i settantenni per mettere quarantenni, ma un radicale cambiamento nel sistema di selezione della classe dirigente. Decine di migliaia di amministratori locali hanno aderito con grande entusiasmo, lasciando una casa sicura del 20% per una nuova casa che non dava neanche la certezza di avere un tetto.

Lo hanno fatto perché hanno creduto fortemente nel progetto, tanto da mettere in discussione il loro stesso ruolo politico e per pura esasperazione nei confronti di Berlusconi che dopo 20 anni, invece di premiare un bravo amministratore cresciuto nel territorio e con i voti della base, ha preso come consigliere politico un uomo proveniente direttamente dall’azienda di famiglia, umiliando chi negli ultimi 20 anni ha lavorato duramente.

TRA VIZI E VIRTÙ

Il Nuovo centrodestra ha dimostrato, purtroppo, di avere molti vecchi vizi del Pdl, dal leader che pretende di guidare uno dei più importanti ministeri, fare il segretario di partito, il deputato e ai tempi del Governo Letta anche il Vice Premier, all’imposizione del proprio nome all’interno del simbolo, proprio nel vecchio stile berlusconiano. Anche la scelta del coordinatore, del portavoce e dei capi dipartimenti, se non sbaglio, non è stata molto differente dal metodo berlusconiano di selezione di Toti: decide il capo e non si discute.

È da vecchio centrodestra non prendersi mai seriamente la responsabilità delle cose, come se avvenissero per motivazioni astrali. Come quando per colpa di un panino non venne presentata la lista del Pdl alle regionali nel Lazio e nessuno si dimise o fu dimesso, oggi qualcuno arriva a parlare di successo alle elezioni europee.

I LIMITI DELL’ITALICUM

Il dato politico più eclatante qualcuno proprio non vuole vederlo. Con il 4,38% si è al di sotto dello sbarramento al 4,5% che lo stesso Ncd ha votato nell’Italicum. Il messaggio degli elettori è chiaro: se continuate così non ci sarà posto nel prossimo Parlamento per i vostri esponenti. Certo, se si ammettesse una sconfitta ne dovrebbe conseguire una lettera di dimissione da parte di chi la ammette. E questo pare proprio non si voglia far accadere.

Meglio dire che va tutto bene, che c’è stato uno tsunami che non ha travolto Ncd e magari anche che il 25 maggio Alfano avesse Saturno contro, ma parlare di problemi organizzativi, di una comunicazione disastrosa e della totale assenza del voto di opinione proprio no. E visto che possiamo supportare la tesi dell’assenza del voto di opinione con i numeri concreti è proprio quello che faremo con i dati del Ministero degli Interni.

LA PROVA DI ROMA

Partendo da Roma, capitale del voto di opinione. A Roma infatti, storicamente non si vota per i candidati e oltre il 95% dei voti di lista è senza la preferenza, perché è una realtà così ampia che non premia il contatto con il territorio, ma favorisce il voto agli opinion leader. Ncd ha conquistato un magrissimo 3,67% alle europee con una quota assoluta di 43.000 voti.

In questi 43000 voti di lista, vi sono 40.000 preferenze e questo dato in perfetta controtendenza con i risultati degli altri partiti che hanno visto al massimo un 5% di preferenze, dimostra come vi sia solo il consenso verso gli amministratori locali e un voto di opinione praticamente pari a zero.

QUALCHE NUMERO

Ma vado oltre e vado vicino Roma in un medio grande comune della provincia, Palestrina, dove oltre alle europee si è votato anche per le amministrative. Avviene qualcosa di molto più preoccupante. Ncd e Udc si presentano coalizzati ma separati e ottengono circa l’8% ciascuno, con un voto assoluto di 2100 voti (16%). Ben 10 secondi dopo aver votato la scheda delle comunali e aver premiato con un ampissimo consenso queste forze, gli elettori aprono la scheda delle europee e soltanto 700 su 2100 confermano il voto a Ncd-Udc (6%).

Due elettori su tre hanno abbandonato ncd e udc per un voto nazionale e di opinione, mentre hanno premiato con grande entusiasmo gli amministratori locali. Manca il voto di opinione perché la comunicazione è disastrosa. Ma la comunicazione disastrosa è figlia di una assenza di contenuti da comunicare. Posso avere anche la diretta della Cnn ogni giorno, ma se non ho nulla da dire, posso raccontare al massimo la mia infanzia o consigliare qualche ricetta per fare le lasagne.

LA QUESTIONE GIUSTIZIA

C’è poco da dire, non solo perché si sta al Governo, ma perché ci sono argomenti tabù che proprio come nel vecchio centrodestra bisogna assolutamente evitare. Prima tra tutte la giustizia. L’elettorato del Pdl è fortemente garantista e per 20 anni ha sostenuto con affetto Berlusconi nonostante tutti i guai giudiziari, ma allo stesso tempo chi chiede un nuovo partito pretende la massima severità nei confronti di candidati che abbiano problemi con la legge.

Un centrodestra dalle fedine penali pulite è qualcosa di nuovo, perché per latitanti e arrestati andava benissimo il vecchio contenitore. Ammetto anche che possa capitare qualche incidente locale non controllabile dal centro e un candidato finisca agli arresti, ma lì un partito che vuole dare una svolta ha il dovere di prendere le distanze, sospendere immediatamente il soggetto, almeno finché non si sarà chiarita la posizione. E invece no, proprio come nel vecchio Pdl si fa finta di niente, si risponde un po’ infastiditi senza far conseguire alcun provvedimento concreto.

Il partito che porta il nome del Ministro degli Interni non può permettersi certe scivolate, dovrebbe essere il partito della legalità, dell’onestà, delle forze dell’ordine e avere una posizione durissima su certe tematiche. Una posizione che sappia riconquistare i tanti elettori di destra che nel frattempo hanno deciso di votare per Grillo o per la Lega e che chiedono trasparenza e posizioni forti sulla legalità.

LA FUSIONE CON L’UDC

Anche la fusione a freddo con l’Udc è stata fortemente punita dagli elettori. Non è stata spiegata, non è stata motivata, il logo è stato lanciato di notte dal sito di Repubblica, neanche fosse stato presentato clandestinamente. In occasione dell’Assemblea costituente non vi è stata traccia di questo simbolo e tantomeno di un intervento da parte degli esponenti dell’Udc, quasi come se si fosse infastiditi dal dibattito. L’ingenuità di pensare che in politica 2 più due faccia 4 oggi è una leggerezza che proprio non bisogna permettere.

Mi ricorda la drammatica esperienza di Alleanza Nazionale alle europee del ’99 quando nel simbolo apparve l’elefantino e la scritta Patto Segni. An che era forte del suo risultato storico del ’96 al 15,7% arrivò sotto quota 10%, proprio perché l’identità di quel partito era stata alterata e non era stato percepito il messaggio.

CONFRONTO CON LA BASE

Solo se si avrà la capacità di confrontarsi con la base elettorale e con gli amministratori locali, veri azionisti di maggioranza di Ncd, si avrà la possibilità di far nascere un nuovo soggetto politico che scardini il vecchio sistema e riaggreghi gli elettori moderati attorno ad un nuovo progetto.
Serve un cantiere, un progetto e nuovi metodi, meno saccenza, meno arroganza e più voglia di scendere dai ministeri per tornare tra la gente. Chiamatela Leopolda di centrodestra, io preferirei chiamarla cantiere di idee. Ma non è la scelta dei nomi ad appassionarmi. Non è mai esistito un partito così forte di soli amministratori locali ed è questa una potenzialità fortissima che rappresenta una vera e propria novità nello scenario del centrodestra in Italia.

Si azzeri tutto con un gesto di umiltà, partendo proprio dal leader, dal coordinatore nazionale e dai coordinatori regionali e si torni a parlare con quella base che ha permesso all’Ncd di non essere eliminata alla prima prova dei fatti.

CONSIGLI PER UNA NUOVA STRATEGIA

La strategia fin ora seguita è assolutamente sbagliata. Si scenda dai palazzi per confrontarsi subito con una seria analisi del voto. Si dimostri da domattina che c’è voglia di confrontarsi e che c’è voglia di creare qualcosa di nuovo. Si faccia una nuova strategia, perché quella vecchia proprio non va.

O si capisce questo con la massima urgenza, o dai prossimi giorni gli azionisti di maggioranza di questo partito inizieranno a migrare altrove, in aziende dove possano essere ascoltati e coinvolti nei processi decisionali. E difficilmente nella storia recente ho visto un esodo da un partito fermarsi senza lasciare il contenitore totalmente vuoto.

O si aggrega o si disgrega. O si fa un nuovo centrodestra o può andare benissimo un secondo vecchio centrodestra in salsa diversamente berlusconiana.

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