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La convivenza possibile tra idrocarburi e territorio

Clamoroso al Cibali!
Non esiste alcuna provata correlazione negativa tra attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi e i settori economici di agricoltura, pesca e turismo. E’ quello che emerge da un approfondito studio condotto da RIE, dal titolo “La coesistenza tra idrocarburi e territorio in Italia – Esperienze e proposte di interazione tra upstream oil & gas, agricoltura, pesca e turismo”, presentato nei giorni scorsi a Roma.

I RISULTATI DELLO STUDIO

Lo studio, curato da Alberto Clò e Lisa Orlandi e realizzato per conto di Assomineraria, ha esaminato nel dettaglio, area geografica per area geografica, la attuale coabitazione tra attività E&P e altri settori economici.

I risultati del lavoro dimostrano, attraverso un’analisi comparata a scala regionale, che non esiste incompatibilità tra idrocarburi e agricoltura, pesca e turismo, come spesso si tende a supporre.

E che le flessioni dei settori allo studio che si sono tendenzialmente registrate nei territori interessati dall’E&P non sono lontane da quelle nazionali, per lo più causate da crisi economica, scarsa dimensione dei soggetti, ridotta specializzazione produttiva, congiuntura di comparto.

ALCUNI CASI

Ma in alcuni casi specifici (Basilicata per l’agricoltura, per esempio) i territori interessati da attività estrattive hanno mostrato risultati addirittura relativamente migliori di quelli che ne sono privi, contraddicendo la “vulgata” abituale, che pretenderebbe un’agricoltura ammazzata dal petrolio o uno sviluppo turistico sovrastato da una possibile piattaforma off-shore.

E non si può non notare, leggendo tabelle e numeri del RIE, che la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Sicilia, che oggi rappresentano le regioni leader dell’agricoltura italiana con la produzione di un terzo del valore aggiunto nazionale, sono territori largamente interessati da attività estrattiva.

LA FLESSIONE NEL COMPARTO DELLA PESCA

Per il comparto della pesca, secondo lo studio del RIE la flessione produttiva registrata in tutte le regioni non è attribuibile al settore Oil & Gas: RIE dimostra che in alcuni casi sono state registrate dinamiche numeriche positive proprio nelle realtà territoriali che ospitano le attività estrattive, come in Emilia Romagna, Marche e Abruzzo, territori che hanno fatto registrare una minore riduzione di produzione dell’attività ittica rispetto ad altre zone della costa italiana. Come a dire che l’Oil & Gas aiuta la pesca.

IL SETTORE TURISTICO

Stessi risultati per il settore turistico: lo studio del simposio bolognese dimostra l’assenza di correlazione tra i flussi turistici e presunte crisi di presenze in zone con attività estrattiva: si veda il caso delle presenze turistiche in Romagna, che sono ben maggiori di altre località di attrazione turistica non interessate da piattaforme.

Addirittura 39 bandiere blu sono state assegnate alle spiagge di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise, di fronte alle quali operano oltre un centinaio di strutture per la produzione di idrocarburi.
E dunque, clamoroso al Cibali?

UN’ANALISI SENZA PREGIUDIZI

No, probabilmente si tratta di esaminare il tema senza preconcetti o pregiudizi, con le lenti dell’economia reale e non con quelle delle suggestioni o delle ideologie.
Un’integrazione tra Upstream e attività economiche direttamente legate ai territori è davvero possibile: lo dimostrano tantissimi casi in giro per l’Europa e per il mondo. Il difficile sta nel poterlo ammettere a se stessi, prima che agli altri.

Giovanni Galgano, managing director Public Affairs Advisors
@GioGalgano
@PAAdvisors

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