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Leopolda Blu, passiamo dalle parole ai fatti?

In questi giorni il dibattito è proseguito a due livelli nel centrodestra: uno nei palazzi romani tra i malumori di Berlusconi, lo streaming di Fitto, le sinergie con la Lega Nord, le difficoltà di NCD; un altro ha animato la rete, i blog, gli amministratori locali.

Due piani lontani tra loro che sembrano, a tratti, parlare una lingua diversa: l’una burocratica, correntizia, ingessata; l’altra aperta, sciolta, a tratti molto dura con l’establishment politico. Le lotte partitiche a Roma, lo smarrimento sui territori. I cerchi magici nei palazzi, l’energia innovativa della rete. Eppure a questa dicotomia è necessario metter fine, trovare un punto d’incontro, una saldatura o la rottura sarà totale e con effetti ancor più devastanti dei risultati delle ultime elezioni.

Come ho scritto nel proporre una Leopolda di centrodestra l’impressione è che esista ancora una comunità di centrodestra prima dei partiti: un fiume carsico che si muove tra giornali on-line, think tank, amministrazioni locali e associazionismo. L’unico modo perché questo possa sgorgare è metterlo a sistema perché mentre a Roma si litiga nelle direzioni nazionali, ci si divide sul governo e sull’Europa, sui territori si perdono le Regioni, i Comuni e i ballottaggi non tanto perché la sinistra renziana è più forte che mai, ma anche perché il centrodestra italiano è diviso e indebolito da anni di veleni romani. Mentre nelle direzioni nazionali si leccano le ferite, nei blog e nei think tank si pensa a come rivitalizzare un centrodestra condannato alla subalternità renziana da un lato e al populismo dall’altro.

Se un centrodestra quanto più unito e plurale vuole avere qualche speranza di nascere, rinnovarsi e sopravvivere il fiume nascosto della comunità deve agire senza questionare sulle divisioni personali ed ideologiche, come in qualsiasi maturo partito di centrodestra europeo.

Per fare questo serve una costruzione dal basso, grass by roots, che inizi dal mettere insieme tutti coloro che vogliono “scassare” il centrodestra presente e rifarlo da capo: con metodi, persone e idee nuove. Per farlo serve un evento: senza establishment, senza nomi altisonanti, con chi vive la politica quotidianamente, con chi ha qualche buona idea in testa, con chi l’ultima volta è stato a casa per disperazione. Va fatto pur correndo il rischio di sembrare degli esploratori in terre pericolose.

Il fiume carsico esiste, già scorre e nei prossimi giorni potrebbe provare a sgorgare in superficie.

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