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Vi spiego perché a Renzi serve un lobbista. Parola di lobbista

I numeri sono drammatici e raccontano dell’impotenza di questo governo (e di tutti quelli passati in anni recenti) a produrre una legislazione di qualità che poi vuol dire credibile, certa e, soprattutto, applicabile. Invece i numeri raccontano una realtà diversa, quella delle leggi non attuabili perché necessitano di altri leggi (i cosiddetti decreti attuativi) che assomigliano a treni dei desideri che mai arrivano. I numeri dunque: il “Salva Italia” di Monti richiedeva norme attuative per il 22% dei suoi articoli, il “Cresci Italia” per il 40%, la Finanziaria 2013 per il 20% e l’elenco può continuare ancora a lungo fino a citare la cosiddetta delega fiscale che appunto delega la burocrazia dei ministeri a legiferare un pò su tutto l’universo. Gli esperti dei ministeri, ad oggi, devono scrivere più di mille e trecento decreti. Naturalmente con calma, oltreché con difficoltà. Risultato: ne mancano più della metà con casi curiosi tipo il Destinazione Italia, che avrebbe dovuto rilanciare il nostro Paese presso investitori esteri e che richiedeva 34 decreti attuativi di cui nemmeno uno è stato ancora scritto.

UN CONSIGLIO PER RENZI

Mi permetto di dare il consiglio a Renzi di coinvolgere nel suo staff qualche lobbista. Già perché il lobbista – e non il faccendiere con cui spesso viene confuso – difende interessi privati e per farlo deve essere in grado di promuovere una legislazione per l’appunto credibile, certa e applicabile. Se no, col cavolo che gli interessi vengono difesi. Poi questa legislazione promossa dai lobbisti può piacere o meno, può promuovere la difesa di un privilegio di casta o può supportare la liberalizzazione di un settore e così via, esattamente come lo è un programma politico di una parte o dell’altra e quindi di un interesse o di un altro. Può piacere o meno ma almeno avremmo delle leggi e non dei puzzle di cui manca sempre un pezzo.

NON SOLO PROVOCAZIONE

La mia è una provocazione? Sì certo. Ma solo in parte. In fondo i “lobbisti pubblici” già esistono e sarebbero i capi di gabinetto o i capi delle segreterie tecniche che devono promuovere gli interessi dei loro ministeri, con un “capo lobbista” nella figura del ministro per i rapporti con il Parlamento che ha, infatti, il compito di difendere gli obiettivi del governo nel momento in cui devono trasformarsi in legge (non me ne voglia nessuno ma per me la parola “lobbista” è positiva e non negativa). E allora perché non chiedere a qualche lobbista di lasciare il proprio lavoro e mettersi dall’altra parte? Perché non approfittare delle competenze dei lobbisti degli interessi privati e trasformarli in lobbisti dei cosiddetti interessi pubblici? Il “cosiddetti” è naturalmente d’obbligo.

LOBBISTI ALL’OPERA

Mi sbaglierò di certo, ma sono convinto che farebbero molto bene e che la qualità della legislazione sarebbe migliore perché, come i loro colleghi “privati”, dovranno essere premiati sui loro risultati. Vedremmo quindi i “lobbisti pubblici” partecipare alla stesura iniziale delle leggi; fare pressione sui tempi; partecipare direttamente ai tavoli tecnici dove nascono i decreti attuativi… Insomma, li vedremmo prendersi “cura” della qualità di una legge e quindi della reale difesa di un interesse.

BINGO

E se poi dovesse mai passare una legge sulla lobby (manca poco perché è prevista per giugno… forse…) sarebbe perfetto perché in un solo colpo garantiremmo trasparenza (perché la legge sulla lobby ha questo come obiettivo!) sia nel lobbismo privato che in quello pubblico. Bingo.

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