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Bruti Liberati e Robledo, che cosa ha scoperto il Csm nella procura di Milano sul caso Ruby

Lo scontro infuocato interno alla Procura di Milano tra Edmondo Bruti Liberati e il suo vice Alfredo Robledo ritorna alle origini. O meglio alla vicenda Rubygate, causa scatenante del crescendo di accuse incrociate che ha rischiato di mettere in ombra le attività investigative e gli accertamenti sulla presunta “cupola” affaristica trasversale creata per l’assegnazione di appalti per Expo 2015 in cambio di tangenti.

LE ACCUSE DI ROBLEDO

Il procuratore aggiunto, capo del pool reati contro la pubblica amministrazione, aveva preso spunto dall’attribuzione alla collega Ilda Boccassini – alla guida della Direzione distrettuale anti-mafia – del fascicolo investigativo e processuale che portò Silvio Berlusconi sul banco degli imputati per presentare un esposto-denuncia al Consiglio superiore della magistratura contro Bruti. Responsabile ai suoi occhi di gravi irregolarità nella gestione dell’ufficio giudiziario e di turbamento del fisiologico svolgimento dei lavori.

I RILIEVI DEL CSM SU BRUTI

Ora i giudici del CSM fanno segnare un punto a suo favore. La settima Commissione di Palazzo dei Marescialli, competente per l’organizzazione e il funzionamento degli uffici giudiziari, ha approvato a maggioranza un documento in cui scrive che “Bruti Liberati avrebbe dovuto motivare le ragioni per cui conferì a Boccassini il coordinamento dell’inchiesta Ruby a Boccassini”.

NO A GESTIONI PERSONALISTICHE

Un atto necessario, evidenziano i componenti dell’organo di auto-governo della magistratura, per scongiurare il rischio di esporre la Procura al puro sospetto di gestione personalistica di indagini delicate sull’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Rilievi molto seri, che lasciano trapelare una “logica politica” nel comportamento del procuratore capo e che costituiscono il cuore delle accuse avanzate da Robledo.

UN COMPORTAMENTO PARZIALE?

A parere del quale la “parzialità e discrezionalità” delle scelte compiute dal massimo responsabile dell’ufficio si sarebbero manifestate anche nel ritardo delle indagini sulle presunte mazzette pagate dai responsabili dell’Ospedale San Raffaele a politici come Roberto Formigoni, poi ascritte al capo del pool crimini finanziari Francesco Greco.

E in quelle sul presidente della Provincia Guido Podestà per la vicenda delle false firme elettorali nel voto regionale del 2010. Processo che l’esponente del Nuovo Centro-destra vorrebbe spostare a Brescia proprio per “l’assenza di serenità da parte dei magistrati accusatori del capoluogo lombardo”.

MANCANZA DI COORDINAMENTO

Ma la valutazioni critiche formulate dall’organismo ristretto del Consiglio superiore si spingono oltre. A Bruti Liberati viene attribuita “la mancanza di una precisa disciplina relativa all’assegnazione dei fascicoli ai vari dipartimenti della procura”. Il risultato di tale comportamento sarebbe stato il proliferare di prassi disomogenee, causa del trascinamento di indagini e del loro trasferimento da un pool a un altro.

ATTIVARE L’AZIONE DISCIPLINARE

Una reiterata carenza di coordinamento investigativo che porta i componenti della settima Commissione del CSM a “sollecitare il vaglio dei titolari dell’azione disciplinare”. Anche nei confronti di Robledo, che a loro parere avrebbe “messo a repentaglio la segretezza delle indagini su Expo a causa dell’esposto trasmesso al Consiglio superiore”.

Ad essere chiamati in causa sono pertanto il procuratore generale della Corte di Cassazione Gianfranco Ciani, che ha già avviato un’iniziativa di verifica preliminare sulla vicenda, e il Guardasigilli Andrea Orlando.

IL GIORNO DELLA VERITA’

Rilievo e richieste che dovranno approdare nell’assemblea plenaria di Palazzo dei Marescialli per essere valutati e votati. La data più probabile per il giudizio è il 18 giugno, quando arriverà all’attenzione dei consiglieri il testo tuttora all’esame della prima Commissione, competente per le incompatibilità e i trasferimenti e anch’essa impegnata sullo scontro in Procura.

ARCHIVIAZIONE O TRASFERIMENTI?

L’esito della decisione finale è avvolto nell’incertezza. Se la gran parte degli osservatori propende per un’archiviazione della controversia con rilievi critici verso il comportamento delle toghe coinvolte, Libero ha da tempo evocato lo scenario clamoroso di un’aperta bocciatura dell’operato di Bruti e di una mancata riconferma alla guida dell’ufficio giudiziario.

L’eventuale arrivo di un responsabile esterno romperebbe una consolidata tradizione nel Palazzo di Giustizia che ha da almeno vent’anni gioca un ruolo di protagonista nella vita pubblica italiana.

IL CONFLITTO SULLO SFONDO

Le scadenze imminenti non contribuiscono a sopire e neutralizzare i conflitti, né a insabbiare accuse e rivendicazioni. Il mandato dell’attuale procuratore capo scadrà fra pochi giorni.

E nella prima decade di luglio è previsto un voto cruciale per il rinnovo del CSM, nel quale per la prima volta la corrente “moderata” di Magistratura indipendente  – cui Robledo è stato più volte accostato – potrebbe scalzare nel “parlamentino” delle toghe l’egemonia dell’alleanza tra i centristi di Unità per la Costituzione e i progressisti di Magistratura democratica, gruppo di cui Bruti Liberati è esponente di spicco.

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