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Chi è Massimo Ferrero, il pirotecnico uomo del cinema che salverà (forse) la Samp

Ha suscitato tanto scalpore, soprattutto a Genova, che i giornali hanno iniziato a confondersi anche sulla sua età. Massimo Ferrero, imprenditore del cinema che da ieri è anche proprietario della Sampdoria, è nato Roma il 5 agosto 1951, così recita la biografia ufficiale (qui). Ma per Il Secolo XIX – e non solo – di anni ne ha 58.
Anche Repubblica cade nella trappola ma scrive qualche riga sotto che il nostro “ha subito voluto indossare una maglia della Sampdoria regalatagli da Garrone, con il numero 10 e la scritta Ferrero”. “Compio 59 anni, lo considero uno splendido regalo di compleanno”. E salta fuori l’altarino: ecco Massimo Ferrero ed ecco un (altro) indizio della sua vanità: è stato lui a dichiarare al grande pubblico del calcio qualche annetto in meno di quelli effettivi.

LA VANITA’

Una caratteristica, la vanità, che in effetti non gli fa difetto. I suoi idoli? Ovviamente Edoardo Garrone, che la Samp gliel’ha venduta e Paolo Mantovani, l’ex presidente della squadra genovese, romano e laziale come lui e che “ha vinto lo scudetto ma anche io voglio arrivare primo, sono sempre stato il primo in tutto. Ai tifosi posso dire che siamo qui per lavorare bene. Vengo da una cultura cinematografica, da un mondo spettacolare. Non faccio lo stadio ma faccio la fiction. Per questo faccio un calcio spettacolo, passionale, ho voglia di vincere, di emozionarmi”. Queste dichiarazioni le ha rilasciate a Sky Sport 24 a cui ha anche annunciato un appuntamento con Sinisa Mihajlovic, l’allenatore blucerchiato, altro suo idolo (e di idoli ne ha parecchi): “L’ho sentito e domani (oggi per chi legge, ndr) andremo a cena a Roma. Ha fatto tanto per la Samp e sono contento che continui con noi, da domenica svelerò qualcosa in più perché mi voglio confrontare con lui”.

I GIUDIZI DI GARRONE

Quanto a Garrone, che ha lasciato non senza emozione, ha raccontato la sua scelta così, sempre a Repubblica: “Tempo fa dissi: – sono le sue parole, come le ha riportate Repubblica – se qualcuno bussasse alla porta, lo starei ad ascoltare. È successo poco tempo fa da parte di un imprenditore italiano con discrezione. La sua serietà, concretezza, determinazione mi hanno convinto che farà bene e velocemente abbiamo definito i termini dell’operazione. Così la Samp in questo momento ha un nuovo proprietario e un nuovo presidente, a cui auguro di avere risultati migliori di quello che ho avuto io. Gli consegno una macchina completamente ristrutturata e competitiva. Sarà lui a dirvi chi è e a presentarsi”.

L’UOMO CHE VENNE DAL NULLA…

Tutto bellissimo, ma un dubbio sulla discrezione a sentire il modo in cui poi Ferrero si è presentato in effetti viene. “Io nasco in un teatro di prosa, nel senso che i miei genitori mi ci hanno lasciato dentro, a Cinecittà, e per fortuna la nonna mi è venuta a riprendermi. Ho prodotto 60 film, ne ho girato 150. Vengo dal nulla e nella stessa maniera in cui sono nato come imprenditore ho preso la Sampdoria. Nel cinema ho vinto tutti i premi che possono esserci”. Boom.

… E FECE IL CINEMA DI STATO A CUBA

Sempre la sua biografia ufficiale riporta che “appena diciottenne inizia la carriera in produzione e percorre tutto l’iter, sino a ricoprire il ruolo di Direttore di Produzione dal 1974 al 1983. Nel 1983 raggiunge il proprio obiettivo realizzando diverse pellicole in qualità di Organizzatore Generale prima e Produttore esecutivo successivamente, e nel 1994 inizia la sua attività di Produttore Indipendente”. Poi per il governo cubano, progetta e crea il Cinema di Stato a Cuba, ma “la sua grande passione per il cinema si consacra con l’acquisizione di 60 sale cinematografiche (a seguito del fallimento di Vittorio Cecchi Gori, ndr) dando vita così al Ferrero Cinemas Group, tra cui il cinema Adriano”.

LA SAMP? COME BEN HUR

Il cinema è lavoro, mentre il calcio è solo una passione. E tutto riporta al cinema. “Che film mi immagino pensando alla Sampdoria? Un Ben Hur, un kolossal”. Romano doc, non tifa per la Sampdoria ma è disposto a giurare il contrario, aggiungendo che “è una bugia, ma la dico volentieri”. E non paragonatelo – anche se il paragone viene da sé, a De Laurentiis. “Lo aspetto allo stadio, cercherò di battere il suo Napoli. Lo stimo molto, è una grande persona. Non seguirò le sue orme, perché è lui che si è ispirato a me”. Ecco, un altro idolo.

IL RAPPORTO CON I SOLDI

Non parla di soldi, “che sporcano tutto” e non aggiunge dettagli. Fa l’istrione, giocando sul suo accento e sulla storia, sempre di effetto, dell’uomo venuto dal nulla. Che parla come mangia. E perché il calcio? “Il calcio è appetibile, anche se per me veramente appetibile è un piatto di maccheroni. La molla è stata il business ? Io voglio portare un calcio spettacolo, il business e lo spettacolo devono andare in parallelo. Se noi riusciamo a spendere e riprendere i soldi spesi, per poi ricomprare, diamo lavoro, spettacolo e notizie ai giornalisti e ai tifosi”.

LA (TACIUTA) AVVENTURA LIVINGSTONE

Ovviamene in conferenza stampa Ferrero, detto anche ‘er viperetta, ha dimenticato di parlare della sua avventura in volo. Ma ci ha pensato Il Fatto a ricordarlo: “Una spericolata avventura con la compagnia aerea Livingstone, specializzata in charter nelle isole caraibiche, naufragata assieme ai Viaggi del Ventaglio. Un “bagno” da venti milioni di euro, con strascichi giudiziari. E i delicati rapporti con Gigi Martini, ex calciatore della Lazio del primo scudetto, e poi pilota Alitalia, attorno al boccone grasso di Finmeccanica”.

IL FATTO INDAGA

C’è una cosa che potrebbe preoccupare i tifosi della Samp ed è che anche in quell’occasione usava metafore cinematografiche. Così aveva dichiarato sempre al Fatto, nel novembre del 2011. “Lasci sta’. Volevo solo vendere Livingston a esperti del settore, trovare altri tour operator, salvare l’investimento. Ci ho rimesso i soldi e mi hanno fottuto. Per me l’aereo è un teatro di posa e il viaggio è un film. Sulle poltrone ci sono coppie alla deriva, amanti, promessi sposi e grandissimi cornuti. Sarò stato sfortunato, ma ultimamente, mi capita di incontrare soprattutto quelli. Ce potrei scrive un libro”.

Non resta che sperare che gli undici blucerchiati rimangano in volo.

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