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La Leopolda Blu e la lezione della destra americana per l’Italia

La politica italiana sta vivendo una fase di stabilità, dopo che Renzi ha vinto le elezioni europee e, in modo diverso, sia il M5S e sia il centrodestra sono usciti perdenti. A prescindere da chi ormai pensa di confluire nel PD, come gran parte di Scelta Civica, rivelando così il perché dell’insuccesso elettorale del 2013, la posizione dei Grillini e quella della galassia conservatrice è molto diversa. Il primo ha aperto una trattativa con la maggioranza, la seconda, invece, tace in un silenzio assordante.

E’ chiaro che il centrodestra deve ritrovare rapidamente una sua prospettiva, e qui su Formiche.net è stato rimarcato più volte, non da ultimo anche nell’editoriale di oggi del direttore Michele Arnese. Ed è chiaro, per giunta, che tale rilancio non possa avvenire al di fuori di un ragionamento culturale d’insieme, principalmente per una ragione concreta e fattuale: gli spazi elettorali a disposizione e le appartenenze internazionali, specie europee, non forniscono altre possibilità al di fuori della creazione di una grande alleanza tra NCD, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.

Un suggerimento molto importante su come realizzarla viene da quello che accade nel resto del mondo. In particolare, negli Stati Uniti sono iniziate le primarie per i candidati alle elezioni di medio termine del 4 novembre. Il Partito Repubblicano, ormai esclusivo riferimento politico del centrodestra, ha assistito alla vittoria netta in Virginia di Dave Brat, aspirante dell’ala conservatrice ed espressione dei Tea Party, sullo sfidante Eric Cantor, rappresentante della classe dirigente centrista del partito. E’ interessante notare che la quantità di fondi a disposizione del leader del Grand Old Party era di soli 100mila dollari, una cifra irrisoria rispetto al contendente, che superava il milione.

Il che significa che vi è oltreoceano un reale vantaggio di consensi della compagine radicale rispetto a quella moderata. Il vero motivo della vittoria di Brat è stato, però, il programma, estremamente chiaro e incisivo, corredato da un J’accuse deflagrante contro Cantor per essere stato un collaboratore ambiguo, durante il suo mandato al Congresso, della politica di Obama. Come dire che i Repubblicani vincono se si contrappongono al progressismo democratico; perdono invece se difendono le scelte fatte a favore del salvataggio delle banche, della politica sanitaria, fiscale e anti militare.

Il manifesto di Brat è estremamente positivo e condivisibile, lanciando anche all’Italia un segnale e un monito. Il centrodestra può vincere oggi se ha dei valori granitici e se può avvalersi di collegamenti internazionali. Il centrodestra può farcela se presenta la sua alternativa alle grandi collaborazioni progressiste. Il centrodestra, infine, è credibile se riafferma i valori fondamentali che lo contrappongono sia al cripto capitalismo affaristico dei grandi interessi finanziari e sia allo statualismo centralistico-assistenziale costoso e intollerabile per i cittadini.

I capisaldi della linea politica di Brat, insomma, dovrebbero essere messi all’ordine del giorno anche a casa nostra, perché non nel cantiere d’idee della cosiddetta Leopolda blu, o, per lo meno, discussi a fondo da ogni partito e movimento.

Il primo valore enunciato coincide con la persuasione che la politica si fonda su un criterio fondamentale: la vita umana è sacra, e la politica deve tutelarla a tutto tondo. Brat ritiene che questo principio costituisca la premessa per il riconoscimento che vi sono diritti individuali originari, quali la libertà e la ricerca della felicità, i quali non procedono dallo Stato e non sono prodotti dal governo, ma derivano direttamente dalla natura e da Dio. Ogni usurpazione politica di questi requisiti nativi di ogni persona è un abuso da combattere senza quartiere. Ogni contenimento all’espansione della vita, in termini familiari e demografici, è un attentato alla libertà, all’educazione e alla sicurezza dell’Occidente.

D’altronde, se si ammette l’originario valore di vita e felicità della persona, è chiaro che l’unico sistema economico valido è quello che si fonda sulla libertà d’impresa, sull’iniziativa individuale e sul valore generoso, diretto e produttivo della società.

Naturalmente, non solo non è detto che il mercato permetta spontaneamente di giungere a una situazione di giustizia ed equità, ma il compito precipuo della politica è di attivare proprio una serie d’iniziative volte a salvaguardare tutte le persone, le quali sono per natura in possesso di uguali diritti, e devono pertanto avere uguali garanzie e opportunità, oltre che uguali doveri. In questo senso, la formula non è quella dello Stato minimo, ma dello Stato neutro, vale a dire di un’azione del Governo che tuteli e bilanci i diritti di tutti, senza creare preferenze e privilegi di classe, di lobbie e di appartenenze particolari. Per la destra americana è importantissimo recuperare il principio di uno Stato forte, presente ed egualitario, ma limitato nelle proprie funzioni, in grado cioè di alimentare la libera responsabilità individuale della persona come operatore ultimo dell’economia, senza caricare fiscalmente il contribuente con spese eccessive e inutili.

Altri due  valori, espressi da Brat, paiono inoltre di grande rilevanza proprio per la costruzione di un polo conservatore italiano di centrodestra. La pace sociale, un fine ultimo attuabile unicamente con una forte politica di difesa, e la scuola, che deve tornare ad avere il ruolo etico di reale trasmettitore dei valori umani centrali della civiltà.

La parte più interessante, oltre queste indicazioni di base, è però il vero motore che anima la nuova proposta politica della destra repubblicana. Senza il minimo cedimento confessionale, la specificità dell’alternativa al socialismo nasce da un presupposto squisitamente religioso. Credere che la vita umana sia sacra significa affidare a Dio e non allo Stato il suo senso, il suo valore e il suo destino ultimo. Una schiettezza, quella enunciata da Brat, che genera ammirazione, e tutto sommato stimola a riprendere anche in Italia una seria riflessione sul ruolo della religione in politica.

A prescindere dai desueti e sterili dibattiti su laicismo e clericalismo, è molto difficile essere oggi in condizione di muovere un’alternativa a Renzi, leader, per altro, cattolico, senza sostenere con decisione l’autentico valore supremo che ha per il centrodestra l’idea che ogni vita umana è di per sé qualcosa di religioso, e che la libertà degli uni e degli altri costituisce un unicum che è la coscienza nazionale, spirituale e comunitaria del popolo.

In questo quadro, non tattico ma strategico, che ci è suggerito dagli States, non sembra difficile identificare un metodo che potrebbe speditamente riunire l’intera area di centrodestra. Ovviamente, con un po’ di coraggio e senza tanti personalismi.

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