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Perché l’Argentina è sull’orlo di un nuovo default

“Ci dispiace per la decisione presa dalla Corte suprema d’appello degli Stati Uniti, che lascia senza effetto la sospensione delle misure cautelari del giudice (Thomas) Griesa. Le istruzioni impediscono all’Argentina di effettuare il prossimo 30 giugno il pagamento agli ‘hedge fund’”. Con questo comunicato il ministero dell’Economia argentino guidato da Axel Kicillof (nella foto) ha annunciato che non pagherà i 900 milioni di dollari della prossima rata, ammettendo il rischio di un nuovo default.

RITORNO AL PAESE

Il governo di Cristina Fernández de Kirchner mette le mani avanti e punta il dito contro la mancata “volontà di negoziazione in condizioni diverse a quelle ottenute nella sentenza del giudice Griesa. Il ministro dell’Economia argentino, il giovane Kicillof, ha detto che il Paese non aveva mai mancato l’impegno con i creditori, pagando con bonus del debito pubblico ristrutturato dal 2005, ma adesso si agirà in modo diverso. “Stiamo effettuando i primi passi per pagare in Argentina, sotto le leggi argentine”, ha detto Kicillof.

UN’ALTRA CRISI

L’Argentina deve una fortuna ai fondi che avevano acquistato il debito a prezzi scontati. Ora il governo argentino è obbligato a pagare 1,5 miliardi di dollari al fondi speculativo NMH-Elliot. “Dopo quelli, arriveranno altri 15 miliardi da pagare… Non possiamo pagarli, non è ragionevole. Rappresenta più della metà delle riserve della Repubblica e porterebbe l’Argentina al default, perché il Paese non può pagare tutto quanto insieme”, ha spiegato il ministro.

BUONI RISULTATI

Kicillof ha difeso la strategia messa in atto dal 2005 al 2010 per sostenere la crescita dell’Argentina e uscire dalla crisi: “Nel 2002 il debito rappresentava il 116% del Pil. Oggi è solo il 40%. Si è ridotto ad un quarto di quello che era. Questo è un processo di successo della ristrutturazione del debito”, ha spiegato.

TEMPO DI NEGOZIAZIONI

Il ministro ha anticipato che il governo invierà un team di avvocati a New York per discutere con il giudice Griesa gli effetti della decisione e provare ad avviare una trattativa su modi e temi dei pagamenti ai fondi speculativi.

Fino ad oggi il governo era sempre stato contrario a qualsiasi tipo di negoziazione. Ma ora non ha più scelta. Secondo un editoriale del quotidiano argentino El Clarín, la missione per la trattativa negli Stati Uniti non è ancora confermata, ma i mercati non possono più attendere.

LA REAZIONE DEI MERCATI

Subito dopo la sentenza, i prezzi dei bond sono scesi da 84 a 74 centesimi di dollaro, mentre le polizze assicurative contro il rischio di default, le cosiddette Cds, sono in forte aumento. Per Il Sole 24 ore “gli investitori temono un default tecnico dello Stato argentino dopo la sentenza della Corte Usa”. Il fantasma di un ritorno della crisi argentina è più reale che mai.

Ecco il discorso del 16 giugno di Cristina Fernández de Kirchner sulla sentenza della Corte d’appello americana

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