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Svelata l’agenda del semestre di presidenza italiana dell’UE

Sembrava allestita come per un matrimonio ieri la rappresentanza dello Stato della Bavaria presso l’Unione Europea, location dell’incontro tra le fondazioni culturali europee di centro-destra (Hanns Seidel Foundation, Wilfried Martens Centre for European Studies, la Fondazione De Gasperi) e il capo della diplomazia italiana presso l’EU, ambasciatore Stefano Sannino.

Oggetto dell’incontro svolto nel castello fatto costruire dai tedeschi a 50 metri dal Parlamento Europeo che coinvolgeva diplomatici, funzionari e burocrati, era la (ancora misteriosa) agenda del semestre di presidenza italiana dell’Unione, che comincerà tra meno di due settimane.

Sannino non divulga ancora ufficialmente le sessanta pagine di programma del semestre, né dirama il calendario ufficiale degli incontri tra ministri e ambasciatori, ma la disegna per grandi linee, spiegando quali saranno i fascicoli che prenderà in mano (e lascerà nel cassetto) la diplomazia italiana.

Le tre priorità che il governo ha inoltrato a Bruxelles sono la sintesi del dibattito italiano degli ultimi mesi e sembra possano accontentare un po’ tutte le fazioni interne e esterne a Palazzo Chigi: Crescita e Occupazione, Clima e Energia, Immigrazione.

Il successo o il fallimento del semestre a guida Renzi, insomma, si scommette sulla realizzazione di questi tre punti.

Su Crescita e Occupazione, l’obiettivo sarà il rafforzamento della competitività dell’economia reale.

Saranno delusi quelli che pensavano di poter “cambiare verso” ai trattati: non si cambierà il patto di stabilità, ma, nel diplomatichese dell’ambasciatore, si lascia spazio a “creare le condizioni che il patto sia applicabile all’attuale situazione economica europea che è senza crescita e senza inflazione”. Insomma tutte le opzioni sono sul tappeto, ma viene escluso un intervento “forte” sul 3% del deficit.

Per la priorità su Energia e Clima l’obiettivo ha una data: il Consiglio Europeo di ottobre che deve licenziare un testo base sulle politiche energetiche. Abbattere tasso carbonio, efficienza energetica e energie alternative sono i capisaldi già scritti nella bozza che discuteranno gli sherpa a breve.

È sull’immigrazione che l’ambasciatore sembra avere un fascicolo più solido: il target è posto già al Consiglio di giugno che dovrà approvare le linee guide sugli affari interni dove l’Italia ha una lunga lista di proposte. La strategia italiana sarebbe quella di spingere il Consiglio ad adottare strumenti ordinari con cui affrontare le emergenze dei barconi. In campo ci sarebbero aiuti economici a paesi terzi e organizzazioni internazionali e la possibilità di creare uffici fuori dall’Unione Europea dove chi intende richiedere asilo in Europa faccia domanda e riceva risposta prima di entrare nel territorio europeo e, in caso di accettazione, sia ripartito tra tutti gli stati aderenti all’Unione. Una misura che resta stretta ai paesi nordici e quelli senza confini esterni.

Non è mancato durate l’incontro l’endorsement dell’ambasciatore verso l’attuale Presidente del Consiglio indicato come l’uomo che “ha dato speranza nella popolazione, dicendo che l’Italia può cambiare l’Europa”.

Se a fare gli auspici all’Italia e al “rottamatore italiano” son tutti bravi,

prima di cambiare verso all’Europa, l’Italia e Renzi devono fare i conti con i burocrati poco filo-italiani presenti a Bruxelles. Che già hanno ottenuto la loro prima vittoria: il sito web del semestre non sarà più solo in italiano e inglese, ma anche in francese. E questa si preannuncia solo la prima battaglia di una lunga guerra a colpi di feluche.

 

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