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Ecco come Papa Francesco ha scomunicato mafiosi e ‘ndrangheta

La memoria, inevitabilmente, è tornata indietro di ventuno anni. Era il 9 maggio del 1993 e nella piana dei Templi di Agrigento, in Sicilia, Giovanni Paolo II intimò ai mafiosi di cambiare vita, di svoltare: “Convertitevi! Verrà il giudizio di Dio”, tuonò un anno dopo la stragi di Capaci e via D’Amelio che costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

L’OMELIA DEL PAPA NELLA PIANA DI SIBARI

E ieri, a più di due decenni di distanza, nell’ultimo atto dell’intesa visita a Cassano all’Jonio, diocesi retta dal neosegretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, Francesco ha tuonato contro la ‘Ndrangheta: “Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza”. E “la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato”, ha detto il Papa.

“I MAFIOSI SONO SCOMUNICATI”

“La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”. Quindi, l’affondo contro chi fa uso di questo male: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”, ha urlato Francesco davanti a una piana di Sibari occupata dai fedeli in ogni ordine di posto, nonostante il sole cocente di questo primo giorno d’estate.

LE PAROLE DI MONS. GALANTINO

Toni forti e parole circostanziate le aveva usate anche monsignor Galantino nel saluto al Papa avvenuto all’inizio della celebrazione liturgica: “In Calabria, la malavita organizzata rallenta i processi di crescita non solo economici. Si nutre di soldi e malaffare ma anche di coscienze addormentate e perciò conniventi”.

“VI ASPETTA L’INFERNO”

Francesco aveva già esortato i mafiosi alla conversione il 21 marzo scorso, partecipando alla veglia dell’Associazione Libera di don Ciotti, nella chiesa di San Gregorio VII a Roma: “Non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti di oggi, ma protagonisti. Uomini e donne di mafia, per favore, cambiate vita! Convertitevi, fermate di fare il male! Noi preghiamo per voi. Convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene”. E ancora, “questa vita che vivete, non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi, sono denaro insanguinato, potere insanguinati”. Tutte cose che non si potranno “portare all’altra vita”. Anche in quell’occasione, il Papa ammonì sui rischi derivanti dal perseguire in tali comportamenti: “C’è tempo per non finire all’Inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada”.

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