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Il tiki-taka di Prodi e Renzi sulla politica industriale

Negli anni della seconda Repubblica è stata la grande assente dall’agenda politica dei governi di ogni colore. Accennare alla necessità di una nuova politica industriale ha a lungo rappresentato un argomento tabù, l’equivalente della nostalgia per lo statalismo e il dirigismo se non per la lottizzazione partitica dell’economia. Una mancanza che per molti analisti ha contribuito al processo di desertificazione produttiva del nostro Paese, aggravando la sua vulnerabilità di fronte alla crisi.

IL PROGRAMMA DI PRODI

Adesso, grazie a un editoriale scritto da Romano Prodi sulle pagine del Messaggero, il tema del ruolo strategico che la politica può esercitare per favorire la crescita e orientarla verso i comparti più innovativi torna di stringente attualità.

L’ex presidente del Consiglio, ritenendo tuttora centrale per l’economia italiana e la ripresa occupazionale il settore manifatturiero, prefigura otto iniziative ai suoi occhi necessarie per trasformare l’incerta fuoriuscita dalla recessione in un rafforzamento permanente delle nostre strutture produttive.

LE 8 INIZIATIVE SECONDO IL VERBO PRODIANO

Prodi propone innanzitutto di ridurre la dipendenza delle aziende dal credito bancario. E di accrescere la loro capitalizzazione con le risorse dei proprietari, l’intervento di fondi specializzati, un’attenta quotazione in Borsa.

Altrettanto prioritario a suo giudizio è favorire la fusione e concentrazione delle imprese in robuste realtà produttive omogenee sul territorio. Così come incoraggiare il ricorso a competenze manageriali esterne da parte della proprietà.

MENO TASSE E MENO BUROCRAZIA

L’ex capo del governo suggerisce poi di facilitare la possibilità di creare start-up innovative per chi ha fallito in buona fede e rispettando le leggi. Mentre per attrarre gli investimenti stranieri la sua ricetta non prevede un ulteriore taglio del costo del lavoro, “già competitivo rispetto a Francia e Germania”.

È preferibile “rendere il lavoro più flessibile, logico e cooperativo, semplificare la burocrazia, creare infrastrutture moderne, combattere la criminalità garantendo la sicurezza agli imprenditori, ridurre il peso del fisco su aziende e lavoro”.

LE PRIORITA’

Politica industriale moderna vuol dire per l’ex leader dell’Ulivo scegliere e difendere con decisione i settori e le traiettorie tecnologiche più interessanti per il nostro paese nell’ambito delle strategie economiche europee. Terreno in cui spicca l’energia, riguardo al quale “l’Italia può e deve trasformarsi nel punto di arrivo dei rifornimenti all’intera UE vincendo veti e resistenze locali”.

Ma una strategia nazionale di ampio respiro non può prescindere per Prodi dal rilancio dell’istruzione tecnica, dal rafforzamento dell’apprendistato, dallo scambio continuo fra scuola e lavoro. E richiede una rete di strutture di ricerca, in grado di accompagnare le aziende nei percorsi di innovazione tecnologica.

L’ADESIONE DI RENZI

Ragionamento che trova ascolto nel Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale sempre sul Messaggero oggi si dichiara “pronto ad aprire il cantiere industria”, parlando di vero e proprio “Rinascimento industriale”, come ha detto in una intervista a Barbara Jerkov.

LA BUSSOLA DI PALAZZO CHIGI

L’attenzione della politica, spiega il premier, deve tornare a focalizzarsi sull’economia reale dopo anni di “turbo-finanza”. Semplificare, accompagnare i processi di cambiamento produttivo, mettere le imprese in condizione di creare lavoro e competere, puntare sulla formazione.

Queste le idee-forza che il leader del Partito democratico prefigura per l’azione dell’esecutivo. Pronto a far tesoro degli otto punti indicati da Prodi per sferrare l’offensiva contro l’austerità europea durante il semestre di presidenza italiana dell’UE.

I RISULTATI GIA’ OTTENUTI

Il governo, ricorda Renzi, ha varato nei giorni scorsi un decreto in attesa di essere pubblicato che si prefigge l’obiettivo di rilanciare la competitività delle piccole e medie aziende.

Un provvedimento imperniato su tre pilastri: “Accesso al credito più facile, garantito non più solo dalle banche ma anche dalle assicurazioni. Sostegno agli investimenti tramite un nuovo credito d’imposta per le risorse spese in macchinari e beni strumentali. Incentivi alla capitalizzazione e alla quotazione in Borsa”.

Misure che vanno ad aggiungersi, conclude l’ex sindaco di Firenze, al taglio del 10 per cento della bolletta energetica delle imprese.

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