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La Libia è diventata un magnete per il terrorismo. Parola del Pentagono

Il risiko libico è lungi dall’essere risolto e nel Paese instabilità e violenza regnano sovrane, senza soluzione di continuità, preoccupando partner importanti degli Usa, come l’Italia.

A spiegarlo è stato Derek Chollet, segretario aggiunto per gli Affari della sicurezza internazionale presso il ministero della Difesa Usa e ospite lo scorso 6 giugno della prima Airpress Conference tenuta a Roma, che ha detto come la Libia, dopo la cacciata di Muammar Gheddafi nel 2011, è diventata un “magnete” per i terroristi.

“Gli italiani – ha ricordato Chollet ripreso da The Hill – assistono ad un flusso migratorio enorme proveniente dalla Libia e sono preoccupati che tra quei migranti ci possano essere degli estremisti”.

ELEZIONI INSANGUINATE

A risentire del clima nel Paese sono state anche le elezioni tenute ieri, durante le quali è stata ammazzata nella sua casa a Bengasi Salwa Bouguiguis, avvocato e nota attivista per i diritti umani.

I funzionari dell’Amministrazione Usa, che hanno testimoniato davanti alla Commissione per gli Affari Esteri della Camera, hanno detto che gli Stati Uniti stanno spendendo finora più di 100 milioni di dollari di aiuti alla Libia, ma stanno anche avendo difficoltà a ricostruire il Paese a causa di una mancanza di sicurezza per il personale americano.

Alcuni parlamentari hanno invece denunciato che la Casa Bianca, preoccupata da altri fronti come quello ucraino e soprattutto iracheno – avrebbe allontanato la sua attenzione da ciò che accade nel Paese.

UN CAMPO DI ADDESTRAMENTO

“Oggi, i terroristi usano la Libia come un campo di addestramento”, ha detto il deputato repubblicano della California Ed Royce, presidente della commissione Affari Esteri della Camera. Una frase che si somma a quella il Daily Beast, secondo cui l’instabilità del Paese ne sta facendo “una Woodstock per i terroristi”.

I terroristi hanno realizzato il loro più grande successo in Libia il 11 settembre 2012, quando hanno preso d’assalto un compound statunitense e ucciso quattro americani, tra cui l’ambasciatore americano Chris Stevens.

L’ADDESTRAMENTO LANGUE

Il Pentagono ha cercato di rafforzare la sicurezza in Libia attraverso la formazione tra le 5 e le 8mila unità di soldati dell’esercito (un impegno analogo a quello dell’Italia), ma il lavoro dell’U.S. Africa Command deve ancora iniziare per ragioni economiche – mancate risorse in arrivo da Tripoli alle quali stanno parzialmente .

Il progresso è stato rallentato dalla incapacità di identificare i libici che sarebbe stato addestrato, così come non avere sufficiente sicurezza per i formatori, ha detto ancora Chollet, che ha spiegato come sia troppo pericoloso al momento avere personale nel Paese per proseguire questo programma con efficacia.

LA POSTA IN GIOCO

Tra le paure, c’è anche la crescita del fenomeno dei foreign fighter, ma anche quella che alcune armi delle scorte di Gheddafi siano finite nelle mani di gruppi terroristici attivi in Siria o in altri teatri di guerra. La transizione della Libia, hanno ribadito i funzionari durante l’audizione, verso un governo democratico potrebbe richiedere un “impegno intensivo” degli Stati Uniti e degli alleati per molti anni.

La posta in gioco, hanno concluso, è notevole e non può prescindere da un’espansione del sostegno diretto alla Libia e delle attività diplomatiche nel Paese.

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