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Tutte le potenzialità per l’Italia dell’ingresso di Etihad in Alitalia

Il matrimonio s’ha da fare. A leggere alcuni titoli dei giornali, pare sia stato già celebrato, ma così ancora non è. E’ noto che i matrimoni si celebrano per amore o per convenienza. Tuttavia, nel pur spesso arido mondo dei rapporti d’affari, quello tra la compagnia emiratina e quella italiana racchiude in sé un aspetto che è si legato all’aspettativa di entrambe le compagnie di ottenerne un utile beneficio – peraltro non potrebbe essere diversamente a meno che di confondere le imprese con delle associazioni benefiche –  ma anche quella che si potrebbe definire la componente emotiva, ovvero l’attrazione ed il fascino esercitati dal Belpaese sugli Sceicchi di Abu Dhabi e Dubai. In particolare su HH Mohamed bin Zayed Al Nahyan, fratello dell’Emiro Khalifa, vero dominus dell’enorme patrimonio finanziario dell’Emirato, uomo d’affari colto e raffinato, amante dell’arte e della poesia, che non ha mai nascosto il suo debole per le bellezze dell’Italia. E da uomo intelligente ha capito che l’opportunità rappresentata dalla compagnia aerea italiana va oltre gli obbiettivi e le sinergie operative presentategli dal suo abile manager James Hogan.

Non è solo una faccenda di prestigio o di competizione con la cugina Emirates, peraltro i due Emiri non si sognerebbero mai di farsi sgarbi reciproci: basti ricordare che a Dubai il grattacielo più alto del mondo porta il nome dell’Emiro di Abu Dhabi, quale segno di riconoscenza per l’assistenza ed il sostegno ricevuti dopo la grande crisi immobiliare e finanziaria del 2008. C’è molto di più.

La sua è una visione, lungimirante e straordinaria tanto quanto quella di HH Mohammed bin Rashid Al Maktoum, l’Emiro di Dubai che in pochi anni ha trasformato un villaggio di pescatori di perle in una delle principali capitali mondiali, nel contempo rendendola un polo d’attrazione per gli investimenti esteri. Non stupisce pertanto che gli Emirati Arabi Uniti stiano via via scalando le classifiche mondiali, posizionandosi ai primi posti per la migliore qualità di vita dei loro residenti, richiamando i migliori talenti internazionali che si orientano in quel Paese proprio per la sua capacità di aver saputo creare un ambiente favorevole alla nascita ed alla vita delle imprese e promuovere la cultura del successo. E’ la loro una visione che ha saputo anticipare i mutamenti geopolitici e cogliere le opportunità della globalizzazione, con i centri di interesse economico e di potere destinati a muoversi da un Occidente sempre più in affanno verso quei Paesi determinati a sviluppare una forte governance ed aumentare sempre più la propria competitività.

L’acquisizione del 49% di Alitalia da parte di Etihad deve essere pertanto vista anche in questo futuro contesto di straordinarie nuove relazioni, benefiche e salutari per tutto quel lifestyle e saper fare italiano così apprezzato e ambìto nel cervello e nel cuore dei visionari e facoltosi Principi emiratini. Sarebbe sciocco e riduttivo circoscrivere la questione a una mera trattativa commerciale, miope e stupido ragionare su schemi legati a vecchie logiche corporative, irrigidendosi e ripetere così errori del passato. Pertanto, l’auspicio affinché si giunga alla definitiva celebrazione delle nozze è quello che gli attori italiani, soci, creditori, istituzioni e sindacati abbiano il senso della realtà e, soprattutto, posseggano anche un minimo della visione degli Sceicchi emiratini.

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