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Ecco i piani made in Italy di Etihad su Alitalia

“L’ultimo passo di un percorso che può portare alla finalizzazione di un’operazione”. È questo il significato della firma apposta due giorni fa sull’intesa tra Alitalia e Elithad, che acquisirà il 49% della compagnia di bandiera italiana. I prossimi passaggi saranno: “Il completamento della documentazione sull’operazione; la finalizzazione delle condizioni; la richiesta alle Autorità regolatorie e l’approvazione finale da parte degli azionisti e del consiglio di amministrazione”, così è scritto nella nota congiunta diramata per annunciare l’evento. Ci vorranno ancora alcuni mesi perché tutto si concluda.

GLI ARABI GUIDANO IL GIOCO

Ma nessuno sta prendendo tempo. Tantomeno gli arabi, come scrive Lucio Cillis su Repubblica: la nota è “una sorta di avvertimento ai protagonisti della trattativa che ancora tentennano o si arroccano nelle proprie posizioni, allungando i tempi della chiusura. In particolare, è un messaggio chiaro alle banche e al sindacato che nei prossimi giorni dovranno sciogliere le ultime riserve  sul debito di Alitalia e sugli esuberi”. Gli arabi hanno chiesto di tagliare 2.251 dipendenti per un risparmio di 50 milioni di euro sul costo del lavoro, la cancellazione di un terzo dei crediti vantati dalla banche (pari a 560 milioni) e la trasformazione del rimanente debito in capitale.

IL RUOLO DEL GOVERNO

Il ministro delle Infrastrutture e trasporti Maurizio Lupi è entusiasta e c’è da credere che farà ogni cosa in suo potere per agevolare la trattativa: “Passo dopo passo stiamo costruendo un grande progetto industriale che non riguarda solo Alitalia ma più in generale il sistema del trasporto aereo italiano – ha detto Lupi al Sole 24 Ore – si tratta di un piano di rilancio credibile e attuabile che determina un riposizionamento nel mercato mondiale e conferma al tempo stesso che l’Italia è ancora un grande attrattore di investimenti esteri e, in particolare, di investimenti industriali”.

IL PIANO DI ETIHAD 

Quanto ai progetti di Abu Dhabi sull’Italia, sono ben sintetizzati da una frase che scrive Mara Monti sul Sole: “Per gli arabi l’Italia rappresenta l’eccellenza nella moda, nel design, nel food e il piano industriale prevede di fare di Alitalia il vettore del Made in Italy” nel mondo. Il 49% di Alitalia per Etihad “rappresenta l’ultimo tassello nello scacchiere del vettore del Golfo andando ad aggiungersi a quelli esistenti di Air Serbia (49%), Air Seychelles (40%), la svizzera Ethad Regional (33,3%), Air Berlin (29%), l’indiana Jet Airways (24%), Virgin Australia (21,24%) e l’irlandese Aer Lingus (4,99%). Un network che in Europa conta 22 destinazioni verso l’hub di Abu Dhabi con 200 voli alla settimana. Numeri destinati a crescere”. Come? Grazie alla “cura araba fatta di economie di scala, integrazione delle reti e della flotta, taglio dei costi”.

DUE MONDI A CONFRONTO

Quest’alleanza è il fronteggiarsi di due mondi diametralmente opposti: da un lato Etihad, un’azienda con la flotta aerea più giovane di tutte, età media di 4,9 anni, 86 velivoli e nuovi ordini per 230 apparecchi; 8mila dipendenti e fatturato, nel 2012, di 4,8 miliardi di dollari, in crescita del 17%. Dall’altro lato, Alitalia, un carrozzone appesantito da un miliardo di debiti maturati solo negli ultimi cinque anni e un valore prossimo allo zero; un gruppo tenuto in vita artificialmente da continui piani di ristrutturazione e salvataggi. Paradigmi di due civiltà che camminano ormai in direzioni opposte: una verso il futuro, l’altra verso la decadenza.

ALLA CORTE DELL’EMIRO

La testa di Alitalia finisce ad Abu Dhabi, alla corte dello Sceicco Khalifa, fondatore di Etihad ed Emiro, nonché ultimo discendente dell’etnia Bani Yas, la più antica e importante tribù degli Emirati. Del suo cammino illuminato Formiche.net ha scritto qui e qui della prestigiosa e variopinta famiglia da cui discende e in cui non manca un fratello eroe capace di salvare con i suoi soldi la banca britannica Barclays e uno torturatore ma assolto da una corte locale (nonostante il video della tortura abbia girato anche in rete e sia stato trasmesso dalle tv americane).

SCEICCO ILLUMINATO

L’uomo che diventa il padrone di Alitalia è il figlio di Zayed Bin Sultan Al Nahyan, il Sultano illuminato a cui si deve la fondazione stessa degli Emirati Arabi Uniti. Lo Sceicco filantropo che ha instaurato un società evoluta, in cui le donne godono di libertà non consentite altrove nel mondo musulmano, dove il cristianesimo è tollerato e gli occidentali sono incoraggiati a vivere secondo i propri costumi. Colui che, nonostante abbia ricevuto solo l’educazione islamica di base è stato colui che ha scelto di distribuire la ricchezza derivante dal petrolio al suo popolo, in quanto il petrolio è un dono di Allah. L’augurio è che tanta luce discenza anche sullo Stivale. Per ora, per quanto ne sappiamo, ci sono oltre 2mila famiglie italiane che vivranno senza uno stipendio.

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