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I veri motivi della missione dei manager di Google a Cuba

Nonostante Internet non sia per tutti, l’isola di Cuba è attraente anche per il web. E lì dove ci sono potenzialità di sviluppo informatico, si sa, arriva Google. Sempre in anticipo.

Il vertice del colosso di Mountain View è sbarcato a La Habana per guadare da vicino il fenomeno della rete nel Paese caraibico. Dallo scorso 27 giugno il presidente de Google, Eric Schmidt, e i manager di Google Ideas, Jared Cohen, Brett Perlmutter e Dan Keyserling, stanno incontrando rappresentanti del governo cubano, studenti di informatica e blogger dissidenti. La notizia non è stata diffusa dai media ufficiali, ma sul web è circolata l’informazione che l’obiettivo del viaggio è “promuovere le virtù di Internet libero e aperto”, si legge sul quotidiano El Pais.

LA RICERCA DI GOOGLE

Oltre ad avere incontrato rappresentanti del governo di Raúl Castro, studenti e professori dell’Università di Scienze Informatiche, lo scorso venerdì il team Google ha suonato la porta di uno dei pochi giornali on-line della dissidenza: 14ymedio.com, fondato e diretto da Yoani Sánchez. Sulla visita la blogger dissidente ha scritto: “Ci sono stati mesi di preparazione. Questa è la prima volta che rappresentati di Google arrivano a La Habana per parlare di tecnologia e accesso ad Internet… Google ha suonato la nostra porta. Non è una metafora, il motore di ricerca è venuto a cercarci. Erano lì, i rappresentanti del più popolare motore di ricerca, affacciandosi alle nostre vite e al nostro lavoro”, ha scritto.

INTERNET A CUBA

A Cuba l’indice di connettività è del 3%, il più basso dell’America latina. Sull’isola solo 2,6 milioni di persone, su una popolazione di 11,2, ha la possibilità reale di collegarsi alla rete, molti attraverso i centri di comunicazioni gestiti dall’impresa statale Empresa de Telecomunicaciones de Cuba (Etecsa), a un prezzo spropositato: un’ora a 4,5 pesos (3,2 euro). Ovvero, una settimana di stipendio medio. Per questo, molto probabilmente i cubani che riescono ad accedere ad Internet approfittano per scrivere email o chattare con i famigliari all’estero. Pochi per leggere o aggiornare i blog dissidenti.

LE POTENZIALITÀ DELLA CENSURA

Eric Schmidt e Jared Cohen sono interessati a esplorare le possibilità di Internet in Paesi dove il collegamento è limitato. Il governo cubano sostiene che a mancare a Cuba non è la libertà né i diritti civili ma la situazione non rosea è frutto dell’embargo economico degli Stati Uniti. Che non permette l’uso sottomarino della fibra ottica vicino alla costa. Ma si sa – anche per comunicazioni ufficiali – che nel regime dei Castro regna la censura informativa.

IL PREZZO DI UN CLIC

In un articolo pubblicato sul The New York Times lo scorso 11 marzo, Schmidt e Cohen calcolano che in 10 anni il mondo avrà 5 miliardi di persone collegate a Internet e si stima che la maggiore crescita sarà in società che ora sono sotto censura. “Luoghi dove fare clic ad un articolo scomodo più portare ad un’intera famiglia in carcere o qualcosa di peggio”, scrivono.

NON SOLO CUBA

Il team Google ha anche viaggiato in Corea del Nord e Arabia Saudita, dove molti dissidenti fanno i salti mortali per riuscire a esprimersi in rete, e hanno messo in atto il Progetto Loon, centinaia di palloncini che arrivano in zone inospitali per garantire il collegamento. Sempre sul New York Times hanno spiegato che con “le energie e le opportunità che esistono, è possibile mettere fine alla repressione e la censura in Internet entro 10 anni. Se vogliamo una generazione di utenti liberi, non c’è un’altra opzione”.

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