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I bizzarri silenzi del centrodestra sul Fiscal Compact

C’era una volta il centrodestra anti austerità. C’era una volta, perché ora (forse) non c’è più.

La vicenda dei 4 referendum anti Fiscal Compact è emblematica. Il comitato promotore ha depositato i quesiti in Cassazione e il 3 luglio parte la raccolte delle firme.

Formiche.net ha seguito con passione e attenzione nascita e sviluppo dell’iniziativa. E non abbiamo mancato di far notare una contraddizione. L’operazione referendaria era nata in maniera trasversale, accademica, ben poco partitica. Poi, al momento del lancio pubblico dell’iniziativa, si è scoperto che tutta Sel (sia i vendoliani che i non più vendoliani), gran parte della minoranza del Pd e di fatto pure la Cgil appoggiano la raccolta delle firme.

Così abbiamo chiesto al coordinatore del comitato, l’economista Gustavo Piga, perché solo esponenti di sinistra stanno sostenendo l’iniziativa. Piga ha risposto: abbiamo sottoposto i quesiti a politici e movimenti di centrodestra (anche se non a coloro che propongono l’uscita dell’Italia dall’euro), ma finora nessuno ha voluto appoggiarci; aspetto risposte a breve, ha aggiunto Piga.

Aspettiamo anche noi. Perché delle due l’una.

O si condivide, non solo a parole, la battaglia contro l’austerità che sta ingabbiando e strozzando l’Europa – come dice peraltro in qualche modo anche il presidente del Consiglio italiano – e allora ogni iniziativa è buona e giusta per passare dalle chiacchiere e dagli slogan (lanciati magari alle Europee) ai fatti e agli atti.

Oppure non si potrà più sbandierare la posizione anti austerità perché non si sarà ritenuti più credibili se ci si limita solo alle parole (elettorali).

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