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Il decreto Guidi spalma incentivi visto dalle associazioni ambientaliste

Con il Decreto legge 91 del 24 giugno sulla competitività il Governo è intervenuto per diminuire la spesa annua per gli incentivi agli impianti industriali da fonti rinnovabili elettriche, diluendola su un arco di tempo di 24 anziché 20 anni. Il gettito fiscale conseguente dovrebbe essere utilizzato per finanziare l’efficientamento energetico del Paese, la riduzione degli sprechi, il telelavoro, i trasporti pubblici, il mini geotermico, la produzione di “energia verde” nel settore del riscaldamento e del raffreddamento e in quello dei trasporti.

LE OSSERVAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

Le due associazione ambientaliste, Italia Nostra e gli Amici della Terra, che hanno preso parte all’audizione al Senato sul Decreto “Spalma Incentivi”, hanno presentato un documento congiunto sottoscritto anche da Lipu, Mountain Wilderness Italia, Altura, Movimento Azzurro, Comitato per la Bellezza, Comitato Nazionale del Paesaggio e Associazione Italiana per la Wilderness.

Le Associazioni firmatarie sottolineano che al momento si è scelto di intervenire solo sul fotovoltaico, settore che da solo costa 6,7 miliardi all’anno alle bollette degli italiani, di non penalizzare “giustamente”, i pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni o delle fabbriche, ma piuttosto quegli impianti industriali sorti soprattutto per accaparrarsi gli incentivi.

LE CRITICITA’

Il provvedimento – precisa Marco Parini, Presidente di Italia Nostra – era atteso da almeno un paio d’anni ma la sua emanazione è stata sempre ritardata dalla fortissima pressione e attività di lobby, esercitata dalle Associazioni che rappresentano il suddetto esiguo 4% di “investitori” che, ovviamente, non intende mollare il 60% dei 6,7 miliardi annui”.

Ma Italia Nostra si mostra critica nel confronti del provvedimento: “Pensiamo che sia insufficiente in termini quantitativi ed è stranamente limitato al fotovoltaico, mentre tutti sappiamo che le rendite assicurate all’eolico sono anch’esse spropositate, concentrate nelle mani di pochi beneficiari e monopolizzate dalla criminalità organizzata in molte aree del paese”, ha aggiunto Parini.

“La tassazione alla fonte di queste rendite potrebbe  essere utilizzata  per promuovere l’efficienza energetica rafforzando il meccanismo dei certificati bianchi per le  imprese. Invece, il decreto attuale, così timido nel diluire le rendite del fotovoltaico, penalizza addirittura gli interventi di efficienza come la cogenerazione ad alto rendimento proprio nel settore industriale”, ha commentato Rosa Filippini, Presidente Amici della Terra.

DUE QUESITI

Al termine del documento congiunto le associazioni ambientaliste hanno rivolto al governo due quesiti:

1 – il Ministero dello Sviluppo Economico vuole davvero organizzare altre aste per i prossimi anni, distribuendo nuovi incentivi alle altre rinnovabili elettriche intermittenti con una mano mentre l’altra prova disperatamente a tagliare quelli già in essere?

2 – il Governo italiano vuole veramente fissare volontariamente nuovi e sempre maggiori obiettivi vincolanti nel rapporto tra energia da FER e consumi per il 2030, fornendo così la scusa alla grande speculazione nazionale ed internazionale per pretendere altri enormi sussidi… solo “perché ce lo chiede l’Europa”?

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