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Allarmi e consigli keynesiani di Guglielmi (Mediobanca Securities) a Renzi

È davvero l’ultima occasione per l’Italia. Ne è convinto Antonio Guglielmi, capo analista di Mediobaca Securities, che lo scrive in un report dedicato al nostro Paese: “Lo storico risultato del 41% ottenuto dal Pd di Renzi alle ultime elezioni ha inaspettatamente reso l’Italia uno dei governi più stabili e pro Euro. E ha gettato ombre sul successo del voto di protesta altrove in Europa, fornendo indiscutibile supporto al premier italiano non eletto. La vittoria ha costretto anche l’M5S a riconoscerlo come leader tanto da aver aperto per la prima volta la scorsa settimana un tavolo di discussione sulla legge elettorale e le altre riforme. Renzi è nella invidiabile posizione di poter discutere su due fronti, con Forza Italia e con l’M5S e di poter contare su una larga maggioranza potenziale che le approvi. Adesso o mai più”.

COSA SERVE ALLA CRESCITA

Il Pil dell’Italia dipende dalla bilancia commerciale e dalla crescita dei prestiti. Dunque le riforme sulla competitività e i prestiti alle pmi sono cruciali per dare il calcio di inizio al mutato percorso del Paese. Le recenti misure della Bce possono fare il resto. “Stimiamo – continua Guglielmi – che queste misure possano far aumentare in media del 5% gli eps delle banche italiane, con Ubi che guida a +14%”.

QUANTO VALE LA RENZINOMICS

La Renzinomics offre il giusto mix di crescita e competititvità, stimata in 21 miliardi di euro al 2015. In ogni caso, dal 30 al 50% delle risorse identificatedipendono dalla flessibilita’ europea per esempio I pagamenti alle Pa, il deficit, il pareggio di bilancio, la golden rule e il fiscal compact. E il recente summit Ue ha confermato che è presto perché l’Europa conceda a Renzi flessibilità, prima dell’approvazione delle riforme. E questo pone il Paese a rischio nel breve termine: “Inoltre – continua Guglielmi – i dati recenti suggeriscono che la stima del governo di un Pil a +0,8% nel 2014 è troppo ottimistica. Prima di migliorare, le cose potrebbero temporaneamente peggiorare e richiedere risorse extra per 10 miliardi a causa di una crescita inferiore alle attese”.

FORZA KEYNES

La recente riforma fiscale suggerisce che l’Italia possa rispettare il pareggio di bilancio e il fiscal compact con una crescita del Pil del 2% e un surplus primario del 5% per 20 anni. “Ovvero – spiega Guglielmi – il doppio di quello che ha fatto il Paese tra il 1997 e il 2007″. Quindi altamente improbabile. A meno che Renzi non riesca a fare la voce grossa con l’Europa e realmente sposi un approccio keynesiano di crescita guidata dagli investimenti pubblici, “Se l’Italia ignorasse il debito/pil lasciandolo invariato al 135% – si legge nel report – si libererebbero risorse per 26 miliardi il primo anno e per 77 miliardi al quarto anno. Che è poi esattamente la cifra che manca per ricostruire lo stock di investimenti del 2007, e riportarli al 22% del Pil dall’attuale 17%”.

IL SENTIMENT DELLE IMPRESE

Mediobanca ha anche intervistato un campione di oltre 50 aziende quotate per testare il sentiment sull’economia. Risultato: “Dodici mesi dopo il nostro primo sondaggio abbiamo trovato un mood più costruttivo: il 70% dei rispondenti vede segnali di ripresa (erano solo il 36% lo scorso anno), l’80% apprezza la stabilità politica, il 96% ha molta fiducia negli interventi della Bce e l’80% si aspetta che le riforme impattino sulla crescita. Tuttavia solo il 40% vede un aumento dei consume e il 60% ancora affronta le tematiche di difficoltà nell’accedere al credito sebbene l’88% confermi che i costi dei finanziamenti siano diminuiti”.

I TITOLI PIU’ PROMETTENTI A PIAZZA AFFARI

L’Italia è il mercato che ha reso di più in Europa da inizio anno. L’espansione dei multipli del 60% negli ultimi 12 mesi ha anticipato il punto di inversione nel ciclo degli eps che ci aspettiamo si materializzi nella seconda metà del 2015. I timori sul breve periodo si riflettono in un taglio dell’1,9% sugli eps nel 2014. Tuttavia la lunga serie di potenziali buone notizie dalle riforme, alle misure della Bce ai minori costi di finanziamento giustificano un +0,8% nel 2015 e un +1,5% nel 2016 sugli eps. “Con un rialzo dei target price del 6,5% in media – conclude Guglielmi – infrastrutture, real estate, utility e banche fanno da apripista. Quanto ai titoli, aumentiamo il giudizio su Geox, Ferragamo, Finmeccanica, Landi Renzo, e Mediaset a neutral e su De’ Longhi a Overweight. Mentre abbassiamo a neutral Snam”.

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